Faiv di Dani Faiv – la recensione di Rebel
Non ho ancora capito quale strada artistica voglia prendere Dani Faiv. Del resto ha cambiato così tanti mood nella sua carriera che di certo c’è solo una cosa: ogni suo disco è imprevedibile. Un po’ come Picasso che aveva i suoi periodi di vari colori, così Dani Faiv è passato dal rap più conscious al rap super colorato e happy, per poi fare un passo indietro, e un altro ancora in avanti. Sperimentare suoni e mood come un cesto di frutta, tutta colorata, ma con sapori diversi.
Dani Faiv ci ha da sempre abituati al cambiamento e Faiv è l’album in cui ha sperimentato di più: nonostante non manchino riferimenti ai suoi precedenti successi e sonorità tipiche del rap, ha scelto di percorrere anche nuove strade che lo hanno portato ad esplorare altre realtà musicali, come quella di DRAST (in “Foto di noi”), e altri generi musicali, come l’indie inglese a cui si avvicina in “Venezia”.
Sperimenta ancora una volta e può sembrare che lo faccia perché non sappia cosa fare per piacere o raccimolare pubblico, e magari è anche così, ma qualsiasi sia il motivo, in Faiv lo fa bene.
C’è una forte componente che resta fedele alla sua comfort zone, c’è il feat con Gemitaiz che ci porta un ottimo rap, ci sono Nayt ed Emis Killa, ma anche l’inaspettata M¥SS Keta e Drast degli Psicologi. E Leon Faun, con il quale ha reso mondo cinematografico in Amelie.
Faiv è un disco a tratti intimo, che contiene una dedica alla sua famiglia Full Speed, ma è anche un disco carico di leggerezza e critica sociale e al mondo che ci circonda.
Ed è estremamente vario, forse più simile a una playlist che a un album con un concept ben definito, una struttura e un qualcosa di assolutamente riconducibile al suo autore. È molto vario, forse troppo e forse anche un po’ dispersivo, ma è un buon progetto, che alla fine rispecchia l’anima camaleontica di Dani Faiv, che ci riserva non poche sorprese. Una su tutte How To con M¥SS Keta, la hit del disco e la traccia che non ti saresti aspettato da Dani Faiv.