Cvlt di Noyz e Salmo – la recensione di Rebel

Cvlt di Salmo e Noyz è già un culto

Minchia che titolo super originale ho scelto… no?? Potevo fare di meglio, però lo è e che cazzo, lo è eccome. Negli ultimi anni, ogni volta che esce un disco di un artista affermato, siamo subito lì pronti a dire “è il disco dell’anno” anche se magari siamo a gennaio. Io credo che ormai definire un disco disco dell’anno valga ben poco, perché poi arriviamo al 31 dicembre e ci rendiamo conto che sono pochi i dischi che alla fine sono rimasti, che hanno lasciato qualcosa, che hanno scritto una pagina della storia contemporanea. Cvlt è un culto perché è il disco degli anni. È uno di quei progetti, alla stregua di Santeria di Marra e Guè, che lasceranno un segno, che sarà del tipo “vogliamo Cvlt 2” o “perché non torni quello di Cvlt”. Frasi che magari a un artista stanno un po’ sul cazzo, ma che alla fine non sono altro che lo specchio di quanto un album abbia dato al rap e ai fan.

Sto ascoltando Cvlt in loop da quando è uscito e ogni volta che lo ascolto me ne innamoro sempre di più, al punto che ho pensato che se fosse il primo disco rap che avessi ascoltato in vita mia, mi avrebbe fatto innamorare del rap. Questa sensazione mi ha riportata indietro nel tempo, a circa 20 anni fa, quando mi sono innamorata di questa musica ed è quella sensazione che ti fa proprio dire “ma quanto è figo il rap”.

Cazzo, è fighissimo. E di Cvlt si potrebbero scrivere pagine e pagine, si potrebbero analizzare le rime, le citazioni, i riferimenti cinematografici, trovare tantissimi significati nascosti, perché è uno di quei dischi che, più ascolti e più capisci e soprattutto più ti rendi conto che nell’ascolto precedente ti eri perso qualcosa. Ma non è un disco da analizzare, è un disco da ascoltare, da fare tuo, perché, nonostante sia l’espressione della vita, delle emozioni e delle esperienze di Noyz e Salmo, rappresenta anche quelle di ognuno di noi.

Cvlt è un album perfetto, dal concept, all’immaginario, ai racconti, alle strumentali, alle immagini che ti scorrono davanti quando lo ascolti. E io mi immagino due giovani pischelli, Salmo e Noyz, con i cappucci in testa, seduti su una panca al parco, che si fumano una canna e parlano dei loro sogni, della voglia di spaccare con il rap, di quella fame che traspare ancora nelle loro rime. Che non è solo fame di fama e soldi, ma è fame di spaccare, di lasciare il segno, di fare la storia. E ora, a più di 10 anni di distanza, dopo che hanno avuto successo e soldi e hanno contribuito a fare la storia del rap italiano, me li vedo ancora lì su quella panchina al parco, con la stessa fotta, la stessa voglia di spaccare e lo stesso amore per il rap che avevano da pischelli.

È questo che alla fine lascia Cvlt, al di là di tutte le figate stilistiche, tecniche, sonore e citazioni che trovi al suo interno, alla fine ti lascia “solo” il rap. Perché Cvlt è un disco rap e qui ci sono due rapper coi controcazzi, che amano il rap, che sanno fare rap, che hanno fatto la storia del rap e che continuano a farla.

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