Cosa ci andiamo a fare alle conferenze stampa?

A volte prendo Rebel per una fonte di notizie, altre per esprimere la mia opinione, altre ancora, come in questo caso, come se fosse il mio blog personale, una sorta di diario. E qui apro un vaso di Pandora. Perché zitta non so stare, né tanto meno ho imparato a mediare, o a risultare simpatica per forza, o a dire la cosa giusta al momento giusto. 

 

Oggi voglio raccontarvi una parte di quello che è il mio lavoro: le conferenze stampa. Ve ne avevo già parlato qualche tempo fa, ma quello che mi chiedo oggi è: cosa ci andiamo a fare? Le comparse? Ci ritroviamo tutti intorno a un tavolo, a fare le stesse domande e ascoltare le stesse risposte e a riprodurre, una volta tornati a casa, gli stessi contenuti. Che senso ha?

 

In più si sta diffondendo la prassi di non inviarci l’ascolto del disco in anteprima. Ma se non ascoltiamo il disco cosa chiediamo all’artista? Come ha passato il weekend? Qual è il suo colore preferito? O parliamo del tempo? Caso emblematico in questo senso è stata la conferenza stampa tenutasi in occasione dell’uscita di Re Mida di Lazza. Eravamo una cinquantina tra blogger e giornalisti. Nessuno aveva ricevuto l’ascolto del disco, neanche quelli che dopo avrebbero fatto le interviste singole. A un certo punto Slait o Low Kidd, non ricordo, ci dice “siete timidi” vedendo che le domande uscivano a stento da tutta la stampa presente. Non siamo timidi, solo non prepati. Non avendo ascoltato il disco cosa ti chiediamo? Eppure abbiamo fatto la figura di 50 imbecilli. Ma si può? Però almeno l’80% dei presenti ha riportato fedelmente il comunicato stampa inviatoci, così almeno non si è corso il rischio di avere critiche.

 

Ma io dico: a cosa serve venire lì a sentire le stesse domande e risposte senza aver avuto l’opportunità di ascoltare un disco che dovrebbe essere al centro dell’incontro?

 

Domani c’è la conferenza stampa per la presentazione del nuovo disco di Vegas Jones, e per quanto conosca Vegas da anni, non sarò presente. Primo perché è inutile andare lì, sentire le stesse cose, perdere tempo per creare un contenuto uguale ad altri dieci, secondo perché ovviamente non siamo stati messi in grado di poter fare il nostro lavoro ascoltando il disco in anteprima e facendoci un’idea per porre alcune domande sensate e specifiche e terzo perché ovviamente l’intervista singola non mi è stata concessa, perché ovviamente devono farla cani e porci, blog con 400 followers, ma Rebel Mag no, per Rebel Mag non c’è tempo. Perché? Per la solita vecchia storia del fatto che libertà di stampa sto cazzo in Italia. Ancora la mia intervista a Mambolosco non è stata digerita e devo pagare lo scotto di essermi espressa in modo libero. E quindi sai che c’è? Non me ne frega un cazzo di fare da bella statuina alla tua conferenza stampa, non me ne frega un cazzo della tua conferenza stampa e di stare alla tua corte. Rebel non si censura né ora né mai.

 

Be you, be R.E.B.E.L.

 

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