Com’è nato il fenomeno della drill?

Sono il maggior esponente della drill italiana, i fatti parlano. Sono stato il primo a portare la drill italiana in Inghilterra, Europa e overseas” ha scritto Rondodasosa e la sua affermazione ha scatenato parecchia ilarità. Essere perculato dal pubblico britannico non vuol dire essere arrivato in Inghilterra e soprattutto fare un disco dove il 90% è un copia incolla di qualcosa già fatto da altri non vuol dire essere il primo in niente, tanto meno essere un artista.

La storia della drill, di cui Rondodasosa è il capostipite italiano, è un po’ questa:
il  padre del giovane Rondo faceva il muratore, un giorno gli è partito il martello pneumatico a cazzo ed è nato il primo beat drill della storia.

Detto questo, colgo le parole di Rondososia per parlare di drill, perché indubbiamente il 2020 è stato l’anno della definitiva consacrazione del movimento drill, non solo in Inghilterra, ma a livello internazionale.

Ma cos’è la drill?

Quando si parla di drill come sottogenere del rap, si parla di Chicago, di artisti come Chief Keef, Fredo Santana, Lil Durk e di una musica caratterizzata da bassline pesanti, liriche violente portate all’estremo e riferite alla vita di strada e alla criminalità. Una sorta, per farla semplice semplice di gangsta rap con basi diverse.

Questo filone ha avuto il suo apice tra il 2012 e il 2014, dopodiché il fenomeno è andato affievolendosi, andando a disperdere l’hype e l’attenzione precedentemente create.
Negli Stati Uniti in quel periodo avevamo da una parte Atlanta con sonorità tipiche della Drum Machine 808 e dall’altra Chicago che risponde con la drill, che in slang significa arma da fuoco automatica, mentre in inglese trapano (il famoso trapano del padre di Rondodasosa).

E poi abbiamo Londra, il Regno Unito, dove la drill si diffonde in modo prepotente, dove un certo Headie One è considerato uno dei migliori e maggiori interpreti del genere, Stickz il pioniere, i 67 i precursori, anche se è stato Giggs a portare un’evoluzione notevole nel sound. Il linguaggio è esplicito, crudo, violento e Londra viene raccontata con immagini che si discostano nettamente dall’immagine della metropoli che conosciamo.
Ultimamente nel Regno Unito sta esplodendo il fenomeno M24 che l’estate scorsa ha pubblicato il suo primo progetto ufficiale, Drip’n’Drill, un mixtape con diverse hit e ospiti importanti.

Parliamo proprio di questi 67, che in tempi non sospetti troviamo nel disco Pezzi di The Night Skinny. Proprio loro, che grazie al disco Let’s Lurk, sono considerati i precursori della drill, tanto da aver influenzato artisti come Skengdo X AM, che hanno collaborato addirittura con Chief Keef, il padre spirituale della drill di Chicago, e che recentemente hanno pubblicato un mixtape che raccoglie diversi esponenti drill di tutta Europa.

È stato il 2019 l’anno del consolidamento della drill e il 2020 l’anno in cui è diventato una moda.

Se parliamo di drill e del 2019, non possiamo non parlare di Pop Smoke, che, insieme al producer  808Melo, originario tra l’altro di East London, ha creato una nuova corrente drill negli Stati Uniti concentrata a Brooklyn, attualmente portata avanti da artisti come Fivio Foreign, 22Gz, Sheff G. Melo.

Quindi, negli Stati Uniti la drill è partita da Chicago e Pop Smoke, insime a 808Melo, che ha collaborato tra l’altro anche con Headie One, il rapper che ha portato la drill britannica nel mainstream, l’ha portata a Brooklyn.

È tutto figo, però se in Italia trap=droga, nel Regno Unito drill=violenza. Ebbene sì, il fenomeno esplode, la violenza e gli atti di criminalità ci sono sempre stati, ma nel 2018 la stampa inizia a dare la colpa alla drill, a quel genere musicale che dalle case popolari del sud di Londra è arrivato sulle prime pagine di tutti i quotidiani UK, e che viene collegato all’emergenza omicidi lanciata dal Sunday Times, che all’inizio di aprile di quell’anno ha scritto “gli omicidi che affliggono Londra e altre città del paese sono direttamente collegati alla drill music, un nuovo genere musicale ultra-violento che si è diffuso nel Regno Unito“.

Secondo la stampa si trattava di rappresaglie tra gang “nate in musica, cresciute sui social e finite in strada”. Sui tabloid le foto delle vittime finivano in prima pagina, i titoli diventano “Sound of Violence: un mucchio di adolescenti incappucciati guardano in camera, fanno il gesto della pistola con le dita e rappano di omicidi” e via con il panico nazionale e il solito capro espiatorio dato alla musica.
Ovviamente quando un genere musicale esplode, quando finisce all’attenzione mediatica e soprattutto quando si tratta di testi così crudi e violenti, è inevitabile che porti con sé polemiche e che faccia discutere. Perché il dito, anche nel Regno Unito, si punta più facilmente su un cantante che su un regista.
C’è un documentario, comunque, molto interessante, che si chiama Terms & Conditions: A Uk Drill Story, nel quale viene analizzata la UK drill, la sua storia e il suo ruolo all’interno della criminalità inglese, attraverso gli occhi di artisti, polizia, politici, cercando di spiegarne motivazioni e contesto.

Ma in Italia c’è la drill? A parte Rondodasosa ovviamente… Beh sicuramente se parliamo di drill italiana non possiamo non parlare di Bresh e Tedua, della Liguria, o meglio della DrllLiguria insomma, anche se va detto che l’apporto cantautoriale dato da Bresh e da Tedua, nonostante elevi il concetto di scrittura, si allontana da tutto quello che il genere drill è ed era fin dalla sua nascita.
Oggi si parla di Rondodasosa, Vale Pain, Neima Ezza e del collettivo di San Siro che ha appena pubblicato il singolo Seven Zoo, ma anche in questo caso, come per buona parte della trap, è solo una sorta di emulazione di quello che fanno e hanno fatto altri.



Per la drill è fondamentale l’immaginario criminale narrato nei testi e che ritroviamo nei videoclip, dove la gang dell’artista, e Pop Smoke insegna, si esibisce spesso in azioni criminose o in balletti di gruppo.
Altro aspetto fondamentale è il beat. Se parliamo di UK drill, Uk Drill è fondamentale il basso, chiamato 808, proprio come 808Melo, che praticamente dà alla base una sorta di scivoloni e fa saltare la nota su altre ottave molto distanti.
Un’altra peculiarità è lo snare, che, al posto di battere sul classico quarto quarto, scandisce il ritmo prima sul terzo e poi sul quinto quarto dando alla canzone un ritmo sincopato, irregolare.

Insomma, la drill, come la trap, come il gangsta rap, non è solo una questione di moda, ma porta con sé storie, immagini, immaginario, testi, slang, e musica, non si può ridurre al fare i finti criminali e basta. Per citare Jake La Furia “questi fanno i criminali nei video come Tupac Shakur” e questo vale anche per la drill e per tutto ciò che non è REAL.

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