Com’è nato il fenomeno dei gioielli nel rap?
Non è di certo una novità che i gioielli rappresentino uno status symbol ben preciso. Ancor prima che nascesse il rap, il re africano Mansa Musa, la persona più ricca dell’intera storia dell’umanità che governò gran parte dell’Africa occidentale dal 1312 al 1337, amava mostrare le proprie ricchezze indossando gioielli. È esattamente quello che migliaia di anni dopo è successo nel rap.
Indossare gioielli di grosse dimensioni significa ostentare e mostrare al mondo il proprio potere e la propria ricchezza. Ed è esattamente questo il valore che da sempre gli artisti rap attribuiscono ai gioielli. Conosciamo tutti la storia, sappiamo bene che la maggior parte dei rapper arriva da situazioni economicamente disagiate, da trascorsi difficili e che nella loro infanzia non hanno di certo navigato nell’oro. La musica ha permesso loro di avere una vita agiata, che mostrano indossando gioielli vistosi, costosi ed eccentrici.
Ma quando i rapper hanno iniziato a indossare gioielli? Il pioniere in questo senso è stato Kurtis Blow, che sulla copertina del suo album di debutto uscito nel 1980 si è mostrato a torso nudo con diverse catene d’oro al collo.
Sulla copertina dell’album Paid In Full di Eric B. e Rakim del 1987 iniziamo a vedere le prime collane vistose della storia del rap, ma sono stati i Run DMC a rendere la catena d’oro un vero e proprio simbolo dell’hip hop a livello mondiale.
Se pensiamo ai gioielli, all’oro e al rap, non possiamo non pensare al termine Bling Bling, che spesso e volentieri sentiamo pronunciare anche da molti rapper italiani e che è stato ufficialmente incluso nel Concise Oxford English Dictionary.
Bene, ma chi ha inventato il Bling Bling? 3rd Eye, autore, insieme a Super Cat, The Notorious B.I.G. e Puff Daddy, del remix della famosa Dolly My Baby del 1993, è stato il primo a pronunciare il termine Bling Bling: “Bling, bling! Who’s that with Supercat?”
Ovviamente con il passare degli anni la moda dei gioielli si è notevolmente evoluta, dalle catene d’oro degli anni ’80 siamo passati a gioielli ben più corposi, vistosi e costosi, dove i diamanti la fanno da padrone e oggi ogni rapper che si rispetti ha il suo gioielliere di fiducia. Ti di dice niente “chi è il tuo gioielliere?” il tormentone di Tony Effe? Sembra una cazzata, e in parte forse lo è, ma è la storia: non sei un rapper di successo e non puoi dire di avercela fatta se non mostri i tuoi gioielli e non hai un gioielliere di fiducia.
I gioielli ovviamente hanno iniziato a spostarsi dal collo, polsi e mani, per arrivare ai denti. Sto parlando dei grillz, che spesso vengono identificati con l’ondata trap, ma che in realtà hanno radici ben più profonde che risalgono al gangsta rap degli anni ’90 negli USA.
Uno dei primi ad indossare questi oggetti è stato Eddie Plein, si trattava di una tendenza nata come segno distintivo delle classi più povere e che poi è stata adottata dal rap per dimostrare il successo economico di quelle classi sociali. Inizialmente erano semplici denti d’oro, poi i grillz si sono evoluti comprendendo anche diamanti.
La moda dei grillz ha iniziato ad esplodere dal 2005, in particolare nella scene rap di Atlanta, New Orleans e Miami, ma solo 10 anni dopo invase le bocche dei rapper di tutto il mondo e le passerelle, tanto da comparire nella sfilata autunno/inverno di quell’anno di Givenchy.