Achille Lauro stupisce tutti: Me ne frego è un inno alla libertà

È stato il quarto artista a esibirsi nella prima puntata del Festival di Sanremo e non appena è stato pronunciato il suo nome, dalla platea si è sentito un boato, contenuto certo, vista la circostanza.

Achille Lauro ha stupito tutti un’altra volta. “Andrei a Sanremo per cantare l’inno d’Italia nudo” aveva detto qualche anno fa e ieri sera l’ha fatto. Non ha cantato l’inno d’Italia, non era completamente nudo, ma con una tutina aderente color carne che ha lasciato tutti a bocca aperta.

Ha sceso la scalinata con un mantello nero, per poi lasciarlo cadere appena è iniziato il ritornello di Me ne frego. Il vedeo della sua performance è già secondo nelle tendenze YouTube e non c’è da stupirsi: è stato uno spettacolo vero.

 

 

 

 

Me ne frego e la sua esibizione sono un inno alla libertà, al fregarsene del giudizio altrui, degli stereotipi, all’abbattere i confini e all’essere se stessi, in qualunque circostanza, anche sul palco dell’Ariston, anche in diretta tv su Rai1. Ieri sera Achille Lauro ha interpretato il primo dei quattro personaggi che ci presenterà in queste sere: San Francesco. 

 

 

 

 

Quali saranno gli altri? Lui ha dimostrato ancora una volta di essere avanti anni luce, di saper sorprendere ed essere un artista con la A maiuscola. Me ne frego è già una hit. Rompe le regole. L’anno scorso ci ha portati nella sua vita spericolata, quest’anno nella libertà. Un po’ Renato Zero, se vogliamo associarlo a qualcuno, ma è inetichettabile, la sua musica non ha confini di genere, così come il suo stile, sempre fuori da ogni schema. Un fil rouge lega tutto il suo percorso artistico e ieri sera ha avuto una delle sue massime espressioni: la LIBERTÀ. Da Amore mì a Me ne frego il messaggio di Achille Lauro è sempre lo stesso: sentiti libero di essere te stesso, la diversità è un punto di forza.

 

 

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In fondo c’era da aspettarsi un colpo di scena folle. Dopo aver calcato il red carpet in canotta, le basi erano state poste, ma nessuno si sarebbe aspettato quello che abbiamo visto ieri sera e credo che siamo solo all’inizio. Ovviamente oggi tutti ne parlano, le ricerche su San Francesco e Giotto sono alle stelle, così come l’hashtag #achillelauro e i meme sul suo look. Quando ti esponi in quel modo ottieni consensi e critiche. Tra queste, in molti non l’hanno capito, hanno giudicato il suo aspetto fisico inedeguato a quella tutina, ma non sono tutti Roberto Bolle, no? Libertà è anche questo. Altri l’hanno paragonato a Renato Zero e David Bowie, ma fuori luogo, perché a differenza di Renato gli manca la grande estensione vocale. Secondo me tutti hanno fatto qualcosa che è già stato fatto prima, ma bisogna guardare avanti. Siamo nel 2020 e forse Achille Lauro è nel 3020. Fatto sta che sentir dire “era meglio la canzone dell’anno scorso” mi fa sorridere perché evidentemente quei giornalisti si sono dimenticati quanto l’anno scorso Rolls Royce sia stata criticata. Non l’hanno capito lo scorso anno, non lo capiscono oggi, salvo poi esaltarlo quando il brano sarà un successo.

 

Il suo entrerà nei peggiori look del Festival come la tuta attillata rosso fuoco indossata da Anna Oxa nel 1985, e scandalizza, come hanno scandalizzato Renato Zero, David Bowie e Freddy Mercury prima di lui, ma ha detto Me ne frego al Festival della canzone italiana e alle sue etichette.

 

 

 

 

Un po’ Britney Spears, un po’ Jennifer Lopez e Shakira al Super Bowl, Achille Lauro è ancora una volta teatro e cinema.

È sicuramente presto per parlare di possibili vincitori, ma Achille Lauro ha già vinto. 

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