Il Ragazzo d’Oro compie 7 anni
Il 14 giugno 2011 usciva Il ragazzo d’oro, il primo album solista di Guè Pequeno. Il ragazzo d’oro, il golden boy che segna sempre, un concetto molto italiano, vicino alla gente comune che prende spunto da quello che accomuna tutti gli italiani: il calcio. È stato un side project, un album parallelo alla carriera di Guè con i Dogo, anticipato dal singolo Giù il soffitto accompagnato da un video che ha suscitato la censura di Youtube. Motivo dello scandalo il clima rilassato della clip e l’amica stripper in topless.
Anche in quell’occasione Guè ha fatto parlare di sé e la censura gli ha fatto non poco gioco. Il singolo in rotazione radio in quel periodo era ‘Non lo spegnere’, con la partecipazione di Entics, una canzone molto adatta al clima estivo e vacanziero. All’epoca eravamo soliti sentire Gué solo nei pezzi dei Dogo e con questo disco abbiamo imparato a conoscerlo meglio. Un lavoro in cui ha creato non solo rime come esercizio di stile o provocazione, ma ha dato un’aspetto più personale ed introspettivo ai testi. ‘Il ragazzo d’oro’ è stata la prima dimostrazione di come il suo modo di scrivere fosse cambiato e si fosse evoluto negli anni. Ha voluto mantenere le collaborazioni con i Dogo, ma sperimentare nuovi producer e collaborare con altri artisti già affermati e emergenti. All’epoca si pensava che Gué fosse finito, che da solo senza Jake non avrebbe retto il colpo e non sarebbe andato lontano, ma lui é arrivato con questo disco e ci ha stravolti tutti. Uno schiaffo in faccia, una mossa alla GuéPek capace di accontentare e mettere d’accordo anche i più fieri tra i Dogo e chi ascoltava rap senza una grande passione per la gang milanese.
Da sempre il buon Cosimo Fini ha l’accortezza rara di stimolare la crescita e rendere sempre più unico, non solo il proprio fare rap ma anche lo stile estetico. È sempre stato pronto a ricreare nuovi standard di look ed espressione linguistica riuscendo a rimanere sempre un passo avanti agli altri.
Ha un’innata capacità di affrontare ogni cambiamento artistico, in senso ampio, con alla base sempre una determinante dose di novità rispetto a tutta la scena. Era così nel 2011 ed è così oggi.
Tutto il disco raccoglie gli stili sonori che negli anni hanno contribuito a creare continuità allo stile del rapper di Zona uno. Guè Pequeno alterna momenti di pura zarraggine ad episodi più intimi e personali, da cui traspare un vissuto molto più complesso e profondo di quel che si crede, ma d’altronde non si è artisti senza gli effetti collaterali e anche i duri hanno un cuore.