5 domande a Rak in occasione dell’uscita del suo ultimo disco Payback

È uscito venerdì (23 febbraio) PAYBACK, il nuovo album del rapper romano Rak, fondatore dello storico gruppo rap Barracruda e peso massimo della scena musicale romana.

Dopo una pausa di 5 anni, Rak torna con un nuovo album interamente prodotto da Kamyar, producer con all’attivo collaborazioni con DPG, Ketama, Capo Plaza, Rocco Hunt e molti altri.

Il disco, composto da 13 canzoni inedite, mette Roma al centro del rap italiano portando l’ascoltatore dritto negli scenari capitolini grazie anche alla presenza dei featuring esclusivamente romani: Danno, Gianni Bismark, Icaro, Marciano, Il Turco e Swed.

Rak è storicamente uno dei protagonisti della scena underground italiana e partendo dalle radici del rap che trovano terreno nel sound di New York, dà vita ad un album adulto e necessario per il pubblico hip hop di un certo stampo.

Rak rappresenta una generazione che pur crescendo è rimasta attaccata alle sue fondamenta e che ha lottato per emanciparsi, il suo obiettivo con questo disco è quello di spronare un’intera generazione a prendersi ciò che gli spetta.

Nel tuo disco Roma fa da sfondo alle tue rime, com’è cambiata la tua città negli ultimi anni e come vedi la scena romana di adesso?

Roma ha vissuto anni di decadenza dovuti ad amministrazioni che hanno sbagliato tutto ciò che si poteva sbagliare. È una città tanto bella quando complessa, ma è casa mia e ci sono molto legato.

La scena romana è ricca di talento e i tempi sono maturi per una ritrovata compattezza.

Al release party del disco c’erano esponenti più giovani e veterani, anche provenienti da mondi diversi e la cosa mi ha reso molto felice.

Credo che abbiamo tutto quello che serve per essere autosufficienti, c’è tanto lavoro da fare e spero che il mio disco passi questo messaggio.

Cos’hai fatto negli ultimi 5 anni?

Ho vissuto. Sono cresciuto professionalmente, ho viaggiato e mi sono preso una pausa dall’ambiente del rap. Io ho sempre mantenuto le mie ambizioni professionali e ho lavorato per costruirmi un lavoro coerente con il mio background. Sono stati anni di cambiamento e crescita personale, da cui è scaturito il nuovo disco. Ho posizionato la musica in una sfera molto più gestibile, senza nessuna pressione e solo con la voglia di fare buona musica, ed eccoci qua.

In Payback dal punto di vista dei featuring hai messo dentro il classico e il nuovo, come sono nate le collaborazioni con Danno, Gianni Bismark, Icaro, Marciano, Il Turco e Swed?

Con Swed è stata un’intuizione di Kamyar, producer del disco, Ogni Cosa è un pezzo perfetto per lui e secondo me ha un talento incredibile, sono molto soddisfatto di quello che abbiamo fatto.

Marciano è famiglia. Tornare con un pezzo Barracruda è stato emozionante e la risposta incredibile. La cosa interessante è che ho approfittato del suo passaggio a Roma dato che vive in Messico, è stato il primo pezzo registrato del disco!

Il turco è una leggenda e non avevamo mai fatto un back to back. A tanti anni di distanza dall’ Accattone, quando avevo il provino di “la mia vera casa” ho immaginato una sua strofa e ho detto vabbè questo pezzo è il suo. Inoltre, credo che il percorso che sta facendo con Fusolab e Casilino Sky Park (ormai punto di riferimento a Roma per eventi e aggregazione nel quadrante di borgata alessandrino) sia incredibile e con il concept di Payback ho sentito che umanamente la sua collabo sarebbe stata iper coerente.

Su Svegliarsi a Roma volevamo unire 4 generazioni diverse. Gianni rappresenta questa città ed è una persona vera. Unirlo a Danno, leggenda assoluta del rap italiano, in un pezzo poteva sembrare un azzardo ma volevamo dare un messaggio forte. Per Icaro è valso un discorso diverso, lui è un talento e ci è sembrato molto fico chiamare un nome emergente rispetto ad uno affermato, così è nato il brano e siamo super contenti de risultato finale.

Cosa ti piace e cosa non ti piace del rap di oggi?

Non mi piace che la musica passi in secondo piano rispetto ai Tik Tok e al gossip, ma è il mondo che cambia e va accettato.

Mi piace che l’Italia stia progressivamente crescendo: vedo lo spazio (sempre con circa 10/15 anni di ritardo con l’America) per avere scene diverse tra loro che coesistono. Mi piacerebbe pensare a un sistema in cui un disco più puramente rap ha la considerazione mediatica e artistica di chi magari sposa progetti più “pop”, ma credo sia una questione culturale, ci arriveremo. Il pubblico è cresciuto molto e sono convinto che stiamo facendo dei passi avanti.

Se dovessi descrivere Payback con una rima quale useresti?

Più che una rima, scelgo l’ultima frase del disco, la sua chiusura:

“Payback, ricompensa per i nostri sforzi.”

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