5 canzoni di Fabri Fibra per capire Fabri Fibra

Oggi Fabri Fibra compie 46 anni.

46. E non è un boomer. E resta uno dei migliori rapper italiani di ieri e di oggi e forse anche di domani.

È facile, però, dire di ascoltare Fabri Fibra, ma è un po’ meno facile sapere quello che c’è dietro Fabri Fibra. Sì, perché Fabri non è certo solo quello di ‘Stavo Pensando a Te’, ‘Tranne te’, ‘Applausi’. Ovvio, anche quello è Fabri Fibra e credo che i pezzi appena citati siano sicuramente delle pietre miliari della musica, vuoi per un verso o vuoi per un altro. Ma Fabri è uno dei massimi esponenti della scena rap italiana, ieri, oggi e ancora domani, a 46 anni. Perché non è facile nè scontato durare a lungo nella musica, soprattutto se fai rap in Italia e se decidi di percorrere strade che non sempre faranno contenti i tuoi fan. Ma Fibra è lui.

Caos è un po’ la somma di tutte le operazioni che il Tarducci ha fatto durante la sua carriera. La massima espressione della sua musica, formata da rime, musicalità e anche, perché no, sonorità pop, usate con intelligenza. Ma è impossibile parlare del presente senza aver bene in mente cos’ha fatto prima.

1. Sindrome di fine Millennio

È uno dei pilastri del rap italiano, con capostipite l’immortale pezzo ‘Verso altri Lidi’. Un sound che oggi è sicuramente poco potabile ma che per l’epoca e, probabilmente, per ciò che è venuto dopo, è stato, come quasi in tutta la carriera di Fibra, di ispirazione per le generazioni successive. Un brano che nella vostra mnemonica conoscenza del rap italiano, non può esimersi dall’essere cantato interamente a memoria.

2. Turbe Giovanili

Qui sicuramente il pezzo ‘Dalla A alla Z’ è un brano ancora oggi fenomenale, quasi inspiegabile. Perché questo testo lamenta ancora vendetta per la semplicità e la precisione con cui Fibra lo ha scritto. Il titolo non è assolutamente casuale e il rapper marchigiano attraversa a passi saldi e decisi tutto l’alfabeto italiano per descrivere i problemi della società del 2002, dividendo i topic in ordine, appunto, alfabetico, facendo coesistere metrica, tecnica e coerenza del tema trattato. Fabri affermerà in seguito che questo è “il primo bel testo rap che io abbia mai scritto!”

Il tempo gli ha dato ragione, perché il 23 settembre Fibra ha cantato questo pezzo sul palco del Carroponte di Milano e tutti i suoi fan lo cantavano. Un momento davvero epico. Per lui, per noi, per il rap.

3. Mister Simpatia

Questo è il miglior disco di Fibra, punto. Un album senza tempo, immortale ma soprattutto decisivo per le sorti del rap italiano. Ultimo lavoro sotto Vibra Records, nel 2004, Fibra tira fuori tutto l’odio che aveva dentro, come se fosse la sua ultima chance, un tentativo alla ‘o la va o la spacca’. I testi sono crudi, duri, violenti a volte nauseabondi ma, in quel momento, Fabrizio incarna esattamente i pensieri della gente, di chi soffre, di chi fa un lavoro di merda, di chi è costretto a dire sissignore e a stare zitto. Infatti l’io lirico affrontato all’interno del disco, è un ‘io’ immaginario, costituito per lo più da immaginazione e da pensieri che da situazioni realmente accadute, anche solo marginalmente. E Fibra spacca, spacca di brutto anche soltanto buttando in copertina una sua foto in cui si è appena suicidato sparandosi in testa. Niente più egotrip, niente più autocelebrazione. Fibra è un coglione che spera di fare i soldi col rap ma sa che il suo modo di immaginare il futuro è da emerita testa di cazzo. E, da qui, nasce il rap hardcore, che, proprio in quegli anni, cominciò a trovare il vero sbocco nelle orecchie di tutti gli ascoltatori. E anche oggi.

La traccia più iconica? Tutte. Ma quella che resta una vera perla di scrittura, rabbia e verità è Rap in vena.

4. Tradimento

Primo album sotto major. Il brano è ‘Sono un soldato’. Parla di Guerra. Ma la Guerra vera, quella con la G maiuscola, e Fabri si insinua nelle case degli Italiani grazie al successo del singolo ‘Applausi’ che andrà in rotazione parecchio ovunque. Ma il disco è, come sempre, pieno di schiaffi in faccia all’ascoltatore e il tema della Guerra, in pochi, in questo paese, hanno i coglioni di affrontarlo. Fibra lo fa sempre senza mezzi termini, raccontando di come siano meno democratiche e più schiaviste le logiche della guerra in Iraq, scoppiata 5 anni prima del 2007. Non c’è una lotta per la liberazione del popolo, solo una vendetta immotivata di chi è su quel territorio, spinto da un moto di rabbia e frustrazione insito nel soldato probabilmente indottrinato da chi lo ha spedito in quelle terre. Il lato umano non c’è più, c’è una guerra violenta e spettacolarizzata, dove il soldato che muore è un eroe e se invece è un uomo qualunque non vale una cippa. Una denuncia sociale, non solo guerrafondaia, basata sulla realtà vissuta. Il solito interessantissimo leit motiv di Fabri.

5. Bugiardo

‘Bugiardo’ sale in cattedra con una tracklist stracolma, uscito soltanto un anno dopo il suo primo album veramente di successo. Tra i brani più incisivi ‘Un’altra chance’, perché Fibra prende per la collottola il suo ego e ne analizza i momenti più duri e deboli, facendo capire che c’è comunque una persona dietro un artista, uno pseudonimo. Le lacrime di commozione mi scendono ancora più forti quando Fabri decide di remixare il pezzo con nientepopodimenoche Dargen D’Amico, artista da sempre in lotta contro le cose impalpabili, evanescenti ma ben presenti all’interno della vita di ogni individuo, andando a pescare forse l’unico in grado di recitare una sua strofa in questo capolavoro. Un classico senza tempo, una base incredibilmente atmosferica e le parole di Alborosie a fargli da sottofondo ‘Love is a murderer’, tatuato poi sul costato del rapper marchigiano.

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