La pagella delle uscite settimanali

7 e 1/2 a Virus di Noyz Narcos. È Noyz. Con il suo stile crudo e diretto. Con il rap che non ha bisogno di virtuosismi, ma che scorre liscio solo con l’uso delle parole. Virus è un disco che divide. C’è chi dice che sua l’album migliore di Noyz e chi non supera Enemy. Per me è una giusta combinazione di passato presente e futuro. Noyz, che con Enemy ha provato a raggiungere un pubblico più vasto, prosegue su questo filone con Virus, ma resta coerente e continua a mettere al centro di tutto il rap, le rime e la sua attitudine. Si apre a sentimenti e melodie. Affida i ritornelli a Capo Plaza, Coez, Ketama 126, Franco e Sfera Ebbasta. Avresti mai pensato di sentire Noyz feat. Sfera? Io no. Ma nel brano ci piazza una citazione al compianto Joe Cassano “Dio lodato per sta chance che m’ha dato al tempo”.

Cry Later è forse la canzone peggiore. Quella meno alla Noyz.

Però, a fronte di brani più melodici e sentimentali, c’è tanto del solito Noyz, di rap, truce, hip hop. Ed è in quelle tracce che troviamo l’essenza del disco e di Noyz che ci riporta alle origini con Verano Zombie 3 e con il featuring con Raekwon.

Il punto dolente sono proprio i featuring. TROPPI. Se vuoi il disco der Noyz, vuoi Noyz, e non solo 5 tracce di Noyz.

8 a Storie d’amore con pioggia e altri racconti di rovesci e temporali di Murubutu. Un disco, che già solo per il titolo e per il concept di portare la letteratura nel rap, non si cagherá nessuno. Un po’ perché Murubutu è uscito lo stesso giorno di Noyz è un po’ perché è per pochi.

I concetti raccontati nel disco sono complessi e spesso pesanti, e affrontano il rapporto con il tempo, il valore della memoria, la metamorfosi dei luoghi, l’inquinamento, le diseguaglianze socioeconomiche, la dittatura politica, il disagio psichico e l’amore che ha un ruolo predominante.

I rap-conti, perché non sono canzoni, ma racconti in chiave rap, contenuti nell’album sono ambientati in tanti luoghi, prossimi o remoti, dove la pioggia accompagna spesso la ricerca di un amore o di un equilibrio che pare perduto per sempre e si rifanno ad autori come Wells, Bradbury, Dick, Salvago Raggi, Deledda, Cardoso, Niffenegger, Bonnefoy miscelati con approfondimenti storici e citazioni interdisciplinari.

Il disco è bello tosto. Corposo. Ricco. Sicuramente fuori dal comune e di difficile comprensione. Ma per come è stato concepito, studiato e realizzato è un capolavoro.

5 a Banlieue di Neima Ezza. La solita lagna della strada, che diventa la banlieu francese, con un misto di parole italiane e francesi. Però siamo sempre lì a parlare di strada, guai, povertà, vite disagiate, quartieri, e sempre nello stesso modo.

7 a Guagliun Sant di Ntó. Ntó è sempre bravo, riesce a portare emozioni, concetti, flow, melodie tutte insieme. A parlare del rione ma in modo sempre diverso, a raccontare in modo sia diretto, che quasi cinematografico. Ascolti Guagliun Sant e anche se magari non capisci il testo essendo completamente in napoletano, ti senti parte di un racconto, e vedi delle immagini quasi come se fossi sul set di Gomorra. E Ntó è sempre stato bravo nel descrivere e catturare l’ascoltatore e soprattutto nella scrittura che anche in questo singolo conferma di essere la miglior penna campana.

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