Cacti, Nike, Coachella Festival: tutti stanno prendendo le distanze da Travis Scott

Sembra proprio che Travis Scott sia vittima della cancel culture, ovvero della cultura della cancellazione o cultura del boicottaggio. Si tratta di boicottaggio nei confronti di qualcuno che diventa oggetto di indignate proteste e viene quindi man mano estromesso da cerchie sociali o professionali – sia online sui social, che nel mondo reale, o in entrambi.

Dopo la tragedia di Astroworld, Travis Scott è finito al centro del mirino, tra accuse giudiziarie, cause, risarcimenti e aziende che hanno preso pubblicamente le distanze da lui. A poco sono valse le scuse pubbliche e la volontà di pagare i funerali delle vittime e risarcire le famiglie, alla tragedia e all’opinione serviva un colpevole, un capro espiatorio e Travis Scott è diventato questo. È il personaggio da cui bisogna prendere le distanze.

Recentemente, Anheuser Bush, ovvero l’azienda che ha creato Cacti insieme a Travis Scott, ha cancellato la produzione. Per sempre. Tanto che le pagine social e il sito di Cacti sono già stati eliminati.

Nike, in seguito alla morte di Ezra Blount, il bambino di 9 anni che ha perso la vita durante l’Astroworld Festival, ha deciso di posticipare l’uscita delle “Air Max 1 x Cactus Jack”.

Il drop, previsto per il 16 dicembre, non è stato rilasciato e al momento non si sa se e quando lo sarà.

A rischio sembra essere anche la nuova collaborazione tra Travis Scott e Dior prevista per la primavera 2022.

Nonostante Travis Scott abbia fatto sapere tramite il suo avvocato di essere concentrato solo sulla tragedia e sulla sua città, Houston, e su come poter aiutare le famiglie delle 10 vittime, piano piano, dai brand alla musica, in molti stanno prendendo le distanze da lui.

I suoi fan erano in attesa del nuovo disco, Utopia, ma verosimilmente non uscirà. Almeno non a breve. Il rapper ha infatti eliminato ogni riferimento a Utopia dai suoi profili social.

Il Coachella Festival, che si terrà ad aprile 2022, ha cancellato Travis Scott dalla line up.

A poco è servita la proposta di Travis Scott di esibirsi gratuitamente rinunciando a un cachet a sei zeri, gli organizzatori del festival gli hanno risposto di no. Travis Scott non si esibirà al Coachella e di fatto è passato dall’essere uno degli artisti più richiesti e influenti a uno da escludere.

Persino, Malu Travejo, un artista che ha da poco firmato con l’etichetta di Scott, ha pubblicamente chiesto di poter rescindere il contratto, minacciando, in caso contrario, di rivelare alcuni retroscena che metterebbero a rischio la carriera del rapper.

Sembra che tutti abbiano deciso: Travis Scott è il colpevole. È diventata la persona da evitare, da escludere, da cui prendere le distanze, nonostante a livello giudiziario non sia ancora stato dichiarato colpevole. E a poco è servita rilasciata a Charlamagne Tha God, noto personaggio radiofonico e televisivo autore di show come The Breakfast Club o Tha God’s Honest Truth.

Nell’intervista, disponibile sul canale YouTube di Charlamagne Tha God, si è parlato di quanto accaduto al festival. Come sono andate le cose? Travis Scott si è accorto di quanto stesse accadendo sotto ai suoi occhi? Se sì quando? E in caso contrario, quando ha capito la gravità della situazione? Di chi è la responsabilità della tragedia?

Travis Scott, evidentemente in difficoltà nel rispondere alle domande, ha detto che la sua responsabilità è quella di trovare una soluzione che permetta agli artisti della sua portata di poter svolgere eventi simili in totale sicurezza. “Il divertimento non c’entra niente con il pericolo. È lasciarsi andare, amarsi e aiutarsi l’un l’altro,” ha detto e ha aggiunto che la sua rage culture quella sera, non ha influito minimamente.

Secondo lui il problema non sta nel numero di partecipanti ma nel grado di sicurezza, che deve essere proporzionato alla portata dell’evento. È importante tutelare meglio le persone per gli eventi futuri, ma anche individuare le cause che hanno portato alla tragedia una volta per tutte, rendendo giustizia sia alle vittime che alle loro famiglie.

Travis Scott ha ammesso di essere venuto a conoscenza di quanto accaduto solo pochi minuti prima della conferenza stampa post festival e di essere rimasto scioccato. Alla domanda “molte persone hanno dichiarato di aver gridato aiuto per farti fermare l’esibizione, le hai sentite?”, il rapper ha risposto “no, ed è assurdo. Ogni volta che ti accorgi che qualcosa non va, vuoi solo fermare lo show e assicurarti che i fan abbiano ciò di cui hanno bisogno. Ogni volta che ho visto la situazione degenerare l’ho fatto, mi sono fermato due volte per assicurarmi che tutti stessero bene. Mi sono basato sull’energia del pubblico. Ho chiesto una risposta ma non ho sentito nessuno urlare aiuto, avevo le cuffie, non ho sentito nulla”.

Come si può pensare che da un palco, con le cuffie, con la gente che urla, uno possa sentire che qualcuno grida aiuto? È un concerto, e ad ogni concerto c’è qualcuno che sviene. A Travis Scott si sta dando una colpa che probabilmente non ha. Lo si sta escludendo ed eliminando dalla musica e dal business solo perché serve un colpevole e uno come lui è più che adatto ad essere usato come colpevole perché crea più scandalo e fa notizia. E lo si sta facendo ancora prima che le autorità competenti accertino le reali responsabilità.

Quindi, sì, al di là di questa tragedia che ha scioccato tutti, Travis Scott è vittima di cancel culture.

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