Rapper e violenza sulle donne: la sottile linea tra arte e reati commessi

Oggi 25 novembre è la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ancora oggi il binomio artista famoso e vita privata è molto delicato. Un artista deve essere giudicato solo per la sua arte o anche per i reati che ha commesso? È giusto che perda fama e privilegi acquisiti per esempio attraverso la musica per reati di violenza sessuale?

Oppure i reati, così come la sfera privata, devono restare separati da quella pubblica e dall’arte?

Sappiamo di poeti, scrittori, artisti, cantanti, rapper che di certo non sono stati dei santi, che hanno commesso i più disparati reati, compresi abusi e violenza sulle donne, eppure vengono studiati a scuola, idolatrati, ascoltati, acclamati. Ed è giusto così. L’arte è una cosa, la persona è un’altra.

Aveva fatto discutere quando quattro anni fa Spotify aveva deciso di rimuovere la musica di XXXTentacion e R. Kelly, entrambi accusati di violenza sessuale, perché se da una parte è anche giusto che un’azienda prenda posizione in merito e che una major prenda le distanze da un artista accusato di abusi, dall’altra c’è solo la musica e la musica resta il solo metro di giudizio per un artista.

Negli USA il tema della violenza sessuale è molto delicato e complesso, tanto che si tende a istruire gli uomini, che siano essi professori, manager, cantanti, atleti o attori a non trovarsi mai da soli con donne che non conoscono. Il motivo è molto semplice: se un cantante famoso dovesse trovarsi da solo in ascensore, per esempio, con una ragazza appena incontrata e se lei dovesse denunciarlo per violenza sessuale, non ci sarebbero prove della sua innocenza. Insomma, si presta molta attenzione a non creare situazioni in cui non si possa eventualmente provare di non aver fatto nulla. Come se fossero le donne a inventarsi certe violenze o avances non richieste. A volte è vero, ma spesso non è così. Quando si tratta di artisti famosi, molte volte sono le stesse major a cercare di insabbiare le violenze commesse dai propri artisti, più per una questione economica e di immagine che altro, a meno che l’accusa non avvenga pubblicamente, perché in quel caso tendono a prendere immediatamente le distanze.

È un tema molto complesso e articolato, ma se pensiamo a un artista amato è scomparso prematuramente come XXXTentacion, che tra l’altro è finito più volte nei guai con la giustizia per atti di violenza estrema nei confronti della sua ex fidanzata, non possiamo non pensare a lui per la sua musica. A ricordarlo e ad apprezzarlo solo per questo. Ed è questo che il pubblico dovrebbe fare. Giudicare un artista per la sua arte, amare la musica e non la persona e non lasciare che i reati commessi dalla persona influiscano sulla sua arte e sulla percezione di essa.

Lo stesso vale per Chris Brown, Takeoff, R. Kelly, o Marylin Manson, per citarne alcuni. Siamo tutti a conoscenza dei loro reati e delle accuse che hanno accumulato, ma la musica è un’altra cosa che esula e deve esulare dalla persona e dal giudizio sulla persona.

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