La pagella delle uscite settimanali

7 a Keta Music 3 di Emis Killa. Un disco potente, estremamente rap, carico di rime, punchlines, nel quale Emis Killa conferma di avere un’ottima scrittura e le basi sono di alto livello. Ottima la scelta dei featuring, anche se Lazza e Jake La Furia erano pressoché scontati, ma in Morto di Fame, Emis che cita All’ultimo respiro dei Club Dogo e Lazza Killa Story, è davvero uno spettacolo, una sorta di fil rouge tra quello che è stato e quello che è oggi il rap italiano. Nonostante il disco sia intriso di punchlines, rime dirette, critiche anche ironiche alla nuova scena, siamo alle solite del tutti e nessuno. Una scelta abbastanza deludente sentire Emis Killa criticare a destra e manca e non fare mezzo nome. Come al solito si lascia la libera interpretazione al pubblico, salvo poi dire “non è riferito a lui” quando ti viene chiesto.

Un ottimo disco, dove però manca il coraggio di fare i nomi di chi viene criticato, e così facendo certe rime risultano sì interessanti, ma vuote, generali e purtroppo già sentite. Non perché uno voglia i dissing a tutti i costi, ma perché se non ti piace qualcuno o qualcosa, a una certa dì “pincopallo sei scarso, fake o ridicolo”, perché poi alla fine si finisce per dire “siamo tutti amici” e per collaborare con l’artista che incarna lo stereotipo che hai criticato. Questa è la pecca più grande di Keta 3.

4 a Alcott Zara Bershka di Baby Gang. Ma cos’è sta lagna? “Rubavamo i vestiti da Alcott Zara Bershka eravamo marocchini”, “sono cresciuto in casa famiglia, prima rubavamo i vestiti, ora tutti vogliono essere come Baby”. Ok, la fiera delle banalità scritte male e cantate peggio. Flow monocorde come quando leggi la lista della spesa, un brano noioso quanto inutile.

4 a Robbery di Gallagher e Traffik. Gallagher e Traffik sono tornati insieme, così possono dividersi lo squallore delle loro tracce. Ancora con sta storia dei gangster, killer salvadoregni, narcos, pistole, chili… E che palle. Che poi fanno i finti gangsta e si fanno arrestare per delle cagate da zingarelli di 10 anni. Si stava meglio quando non facevano musica, anche se questa la vogliamo chiamare musica? Vuoi fare il gangsta rap e non chiudi una rima manco a pagarti…

7 a Mandala di Danti feat. Boro Boro, Alborisie e Chesca. Il brano colpisce per le sonorità trascinanti, melting pot di culture e background musicali: è più di una canzone, è un inno alla musica, alla leggerezza e alla ripartenza tutti insieme dopo questo momento di stop mondiale. Danti è un hitmaker davvero potente, in grado di creare beat con influenze e stili diversi, già dal 2005 quando mischiava l’hip hop con la dance e Mandala, nonostante sia un brano prettamente estivo e da festa, ha un ritmo travolgente e il sapore di hit.

6 e 1/2 a Summersad 2 di Plant, Theø e Fisk. Il trio punk rock ha pubblicato il sequel di uno dei loro brani preferiti dai fan. Un singolo dalle sonorità decise, forti ed esplosive, fatto per dare carica ed energia, un inno a trasformare la propria sofferenza in qualcosa di produttivo, ad affrontare i propri dolori e cercare di tramutarli in arte, un messaggio assolutamente positivo e interessante, che finisce per essere una valvola di sfogo per loro e per chi li ascolta. La Sad è decisamente interessante come progetto, forse i suoi componenti però si lasciano andare nell’essere troppo poser.

6 a Numero 10 di Cancun feat. Guè Pequeno. Una trappata street dedicata a Diego Armando Maradona. Cancun offre rime interessanti, compreso un omaggio ai rimo da di Guè rimo da quando i fra’ nascondevano i soldi nel cellophane e un flow volutamente sbiascicato. Il brano è assolutamente interessante, anche se mi sarei aspettata una strofa più incisiva e potente da parte di Guè, che invece, pur mantenendo il suo stile, si è adeguato al mood di Cancun.

Trovi tutte le altre uscite della settimana qui.

Lascia un commento