Ghali ha dato del corrotto ad Antonio Dikele Distefano

Una sorta di guerra tra poveri quella che si è svolta su Instagram tra Ghali e Antonio Dikele Distefano. Perché dico tra poveri? Perché attaccare Dikele è come sparare sulla Croce Rossa. Inutile. Nel senso che ormai tutti sanno quanto il suo gigantesco castello di carta stia ormai crollando e tutti sanno come il suo Magazine sia una farsa di basso bordo.

Eppure Ghali ha deciso di perdere tempo con lui, perché oggettivamente queste sue manie di grandezza, questo ergersi sempre al di sopra di tutti e il voler fare il continuo piangino da “povero ragazzo nero” hanno rotto il cazzo. Dikele ha reso, quella che avrebbe dovuto essere una libera informazione sul rap italiano, una mafia senza precedenti solo per la sua smania di essere il numero uno, ha provato in tutti i modi a zittire e mettere i bastoni tra le ruote a chi puntualmente sgamava le sue mosse poco pulite, e presumibilmente ha rovinato la carriera di buona parte degli artisti che hanno avuto a che fare con lui.

Se esiste Esse Magazine è grazie a Ghali, che a quanto pare si è rotto della continua finzione di Dikele.

Il botta e risposta tra i due, sotto a un post pubblicato da Antonio sul suo profilo Instagram, mostra un Ghali esasperato che non riesce più a stare zitto e un Dikele che si erige a creatore di Ghali: “ti ho detto io come chiamare il tuo primo disco”, come se Album fosse un’idea geniale. “Ho scritto io i ritornelli delle tue canzoni”, ecco io non me ne vanterei e non lo direi neanche perché passi per più immanicato di quello che sei. “Ti ho detto io di chiamare Liberato”, manca solo un ti ho creato io.

Comunque, il tutto è partito da una frase di Dikele sulla Palestina, da lì Ghali si è scatenato, arrivando addirittura a dire “metti zizzania tra la gente, vai dalle major a spettegolare, sei un falso e le cose che scrivi non combaciano. Ti hanno abbandonato tutti perché hanno capito chi sei veramente. Dov’è Shiva? Dov’è Plaza dopo che gli hai lavato il cervello? Dov’è Rondo?

Le idee che hai sono tutte copiate da gente scarsa. Ti ho lasciato un magazine che ora è un’altra bugia italiana, con gente sottopagata e brainwasher. Sei corrotto come la gente a cui dai le colpe del tuo malessere tutti i giorni”.

Beh, si può non dire che Esse Magazine abbia copiato così tanti format, idee e articoli, che se dovesse pagare per ogni plagio ora sarebbero tutti sotto a un ponte .

Ovviamente in questa diatriba non mancano “il tuo singolo è un fallimento” e “la tua serie tv è un flop” e in un attimo torniamo tutti all’asilo, o al social dissing tra Salmo e Luchè, che più o meno è la stessa cosa.

Del resto non è la prima volta che Ghali parla di Esse Magazine. Tempo fa infatti aveva detto di aver creato Sto Magazine per combattere la mafia nell’industria musicale e aveva preso le distanze da quello che poi è diventato.

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