Il post di Laioung che ha creato una shit storm su Instagram

Laioung ha pubblicato una storia su Instagram che ha creato una shit storm gigantesca. Lui scrive: “amo l’Italia ma è il Paese più razzista e ignorante che conosca. Ho fatto tante cose per la cultura, ma non ho ancora ottenuto i miei crediti e il rispetto per ciò che ho fatto. Sono stanco di stare in silenzio ed è giunto il momento che tutti sappiano e capisco perché i turisti americani la pensano come me. Da uomo nero che vive in Italia, noto che la supremazia bianca è peggio che negli USA, dove si combatte lo stato di polizia. Quando vedono il tuo potenziale si spaventano e cercano di boicottarti e comprarti. È giunto il momento di fermare queste ingiustizie”.

Le parole di Laioung sono state riportate da alcune pagine su Instagram e i commenti sono per lo più inclini nel dire che rosica, che ha fallito con la musica e che si gioca la carta del razzismo. Io credo che, l’aver fallito con la musica o il non essere al top come 4 anni fa, non implichi il fatto che una persona non possa esprimere una propria idea su quello che ha vissuto o sta vivendo.

C’è da dire che in Italia ci sono artisti di colore, o con origini straniere che vengono apprezzati, stimati e supportati, come Mahmood, Ghali, J Lord e che l’italiano più seguito al mondo sui social è Khaby Lame, dai lineamenti non propriamente altoatesini.

Purtroppo o per fortuna, la vita è fatta di scelte, sia a livello personale che artistico, Laioung, come chiunque altro ha fatto le sue e come tutti deve pagarne le conseguenze. Quando ha iniziato la sua carriera in Italia è stato accolto, spinto e supportato da major e da gran parte della scena, tra cui Guè Pequeno e Fabri Fibra che lo ha voluto nel suo ultimo disco, Fenomeno. È evidente che poi qualcosa sia andato storto.

Che sia a livello lavorativo o di comportamenti personali, a un certo punto l’hype è sparito e intorno a lui è stata fatta terra bruciata. Purtroppo, nell’era dei social e del ricambio continuo di nuovi artisti al top, o riesci a giocarti bene le tue carte, o al primo passo falso sei fuori.

Questo è successo a Laioung. Il pubblico non perdona. Non dimentica. Puoi fare anche le capriole, il discorso più sensato del mondo, il disco più figo dell’anno, ma una volta persa l’attenzione e la credibilità è difficile riaverle, se non impossibile.

Ecco perché il discorso di Laioung è visto come il discorso di uno che rosica, della famosa volpe che non arriva all’uva.

È un po’ il solito discorso di chi perde hype e non lo recupera più, che ha visto ultimamente anche Junior Cally attaccato per il voler dissare Mondo Marcio. Perché a un certo punto, se ha qualcosa da dire, qualche segreto da rivelare, o lo fai pubblicamente facendo nomi e cognomi e sputi tutto fuori, oppure le mezze parole non hanno più presa nè appeal.

Laioung non ha parlato di razzismo vissuto in prima persona da ragazzo di colore in Italia, si è giocato la carta del razzismo per puntare il dito contro chi non lo supporta più, per sottolineare che lui è più bravo degli altri e che gli altri hanno paura del suo talento e lo boicottano. Quindi di fatto ha usato la carta del razzismo per giustificare il suo percorso musicale non propriamente stellare.

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