La mia storia di Shiva è una hit?

Shiva è tornato. Dopo lo scivolone Auto Blu, dopo aver disattivato per mesi il suo profilo Instagram, è riapparso e in pochi giorni ha pubblicato il suo nuovo singolo, La mia storia.

Dimentichiamoci di Auto Blu, non giudichiamo Shiva per quel brano, perché quasi tutti gli artisti, rapper e non, hanno nella loro discografia uno scivolone, un pezzo cringe, mal riuscito, o criticato, che non può essere preso come metro di paragone per le uscite successive.

La mia storia è una hit? Hit, nel significato letterale di hit, no, ma è un buon storytelling. Una canzone pulita, che vuole essere profonda, intima, scritta bene, ma che un po’ stanca.

Sembra che Shiva sia tornato indietro, a quei primi brani che tanto avevano colpito gli ascoltatori, a lasciare che tecnica e scrittura, seppure ovviamente acerba agli inizi, avessero la meglio su quello che può o meno andare di moda al momento, perché una canzone come La mia storia, può non essere una hit che ci fa cantare e muovere i sederi, ma è una sorta di classico, una di quelle canzoni che se ascolti tra qualche anno sicuramente non risulta cringe e non ti fa dire che cazzo ascoltavo tre anni fa?

Shiva si è messo a nudo raccontandoci la sua storia, o parte di essa, e mettendo le basi per quello che sembra essere un ritrovato percorso artistico.

Dico parte della storia, perché Nerone ci fa intuire, stando alle parole usate nelle sue recenti Instagram stories, che Shiva sia un ingrato nei confronti suoi e di Biggie Paul e che abbia omesso un “capitolo buio”.

Queste le sue parole: “mai una volta che avessi ringraziato me o Biggie Paul per averti insegnato a Rappare bene (quando rappavi bene) Quando parli della tua storia c’è un capitolo buio, tutte le volte che piuttosto che dire grazie hai tenuto tutti all’oscuro.
Poi dal vivo ti mangi il cazzo. Perché sai che sei un ingrato. Goditi il barbecue, quando cresci fai un fischio“.

Tornando a La mia storia, è un buon punto di partenza per il nuovo percorso artistico di Shiva, che in un certo senso ci riporta allo Shiva del 2018, è un buon pezzo, una sorta di classico come dicevo prima, a tratti noioso, che non dice nulla di nuovo e che non porta nulla di nuovo, sicuramente non un capolavoro, ma pone le giuste basi per quello che verrà in futuro. Insomma, carino, ma niente di che. Anche perché ora sembra che gridiamo al capolavoro appena sentiamo un qualcosa di decente, scritto in modo decente, La mia storia è decente, niente di più niente di meno.

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