La pagella delle uscite settimanali

7 e 1/2 a DJUNGLE di Ty1. Ty1 prende 24 artisti molto diversi tra loro e li mischia insieme in modo apparentemente strano ma incredibilmente efficace. Un esempio? Marracash con Paky e Taxi B, ma anche Ernia con Tiromancino, o Jake La Furia e Samurai Jay. E se DJUNGLE potrebbe sembrare una sorta di compilation dove ad attirare sono solo i cantanti, in realtà, oltre alle rime, la parte forte, anzi fortissima è proprio il suono. Ty1 ci porta il suo suono, fatto di sample, beat e scratch, perché lui, oltre ad essere un producer, è innanzitutto uno dei dj italiani più forti che abbiamo. Questa è la vera forza di DJUNGLE, dove il suono la fa da padrone e gli artisti si adattano a quel suono dandogli il giusto valore aggiunto. Quindi DJUNGLE è il suono di Ty1 e le tracce scorrono molto bene, sono molto ben amalgamate e rappresentano appieno il concept del disco: la giugla urbana. La strada, i quartieri, dove i ragazzini giocano a calcio e passano il tempo a fare le rime. La moa top 3 è Nada, DJUNGLE e Via da Qui.

8 a Exuvia di Caparezza. Questo è un disco cupo, complesso, fin dal concept e dal titolo stesso. Caparezza fa un disco senza neanche una hit. Zero, nada, nessun brano che vagamente potrebbe essere attraente per le radio e affronta temi importanti come la morte, ma vista e raccontata in modo positivo e affronta per la prima volta serenamente Mikimix del quale per anni si è vergognato. Exuvia parte esattamente da dove Caparezza ci aveva lasciati 3 anni fa, da Prisoner 709 con Canthology, uno straordinario esercizio di stile. Nel disco c’è molto spazio per la musica elettronica, ma anche per il rap e per il rock, mentre il pop viene praticamente accantonato. Si parla di musica, di cambiamenti, meno di politica, anche se per Caparezza la politica è ormai solo su Twitter, si parla per la prima volta di morte vista però con connotazioni positive nel brano La Certa, che forse è il punto più alto di tutto il disco.

La mia top 3 è: Canthology, Campione dei Novanta e La certa.

7 a Don’t Panic di Tedua. Un Ep che non è un Ep, praticamente una sola unica traccia. tracce prodotte da Chris Nolan, Sick Luke, Garelli e Shune, che alla fine sono un’unica traccia. Dieci minuti in cui Tedua conferma di essere sempre Tedua: uno degli artisti più forti che abbiamo qualsiasi cosa faccia. Rap, trap, extrabeat, ritornello melodico o drill Tedua spacca sempre e in Don’t Panic ci dimostra che è lui il King della drill e che si può fare drill in Italia anche senza scopiazzare gli altri, dire frasi senza senso, usare Google traslate per tradurre i testi dei colleghi inglesi, francesi o americani e soprattutto senza sembrare un coglione.

7 a Anti di GionnyScandal. Non è rap, non è trap, non è neanche emo trap, è pop punk e lo è davvero e spacca. Ovviamente deve piacerti il genere, ma se il pop punk dovesse tornare in voga nel mainstream italiano, GionnyScandal è sicuramente l’esponente di spicco. Direi, finalmente ha smesso di fare quelle canzonette noiose che piacciono solo alle ragazzine e si è buttato in quello che per me è suono che meglio gli si addice. Anti è tutto pop punk, dalla A alla Z. Dalla copertina che rende omaggio a quel suono nato in California, al nudo che ricorda i Blink-182, fino alla chitarra che ci porta alla mente Machine Gun Kelly. Il suono è esattamente pop punk, con l’energia che sale e cala, con la chitarra che la fa da padrona suonata da GionnyScandal e con i testi semplici e anche love friendly. Inoltre Anti ha un solo featuring: Pierre Bouvier dei Simple Plan. Esiste un nome più pop punk di lui?

La mia top 3 è: Desirée, Nicotina e Che ne sai te.

6 a La Prossima Volta di Gemitaiz e Carl Brave. C’è chi dice che quello di Gemitaiz sia uno dei migliori 64 Bars x Red Bull pubblicati finora, io dico nì. Carl Brave ha dimostrato ancora una volta di essere bravissimo nelle produzioni, la prima strofa di Gemitaiz è una bomba, tra rime, incastri, citazioni, ha davvero spaccato. Mi sono piaciuti meno i cambi di flow successivi e li ho trovati non all’altezza della prima strofa.

6 a Soli di Giaime feat. Rose Villain. Una storia agli sgoccioli, due innamorati che ormai hanno preso strade diverse e che riguardano al loro rapporto con occhi disillusi: Soli racconta il misto di indifferenza e rabbia che caratterizza il finale di un amore tormentato, in cui ogni tentativo fatto per allontanarsi alla fine porta sempre al pensiero dell’altra persona. La voce di Giaime e quella di Rose Villain si intrecciano perfettamente in questo brano dalle sonorità urban, che sfuma in un outro di chitarra distorta. Carino, ma Giaime lo preferisco quando usa flow più incisivi.

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