Com’è Multisala di Franco 126?

Prego sedetevi comodi, diceva Salmo, prendete pop corn e Coca Cola aggiungo io, mettete play e godetevi il nuovo film di Franco 126.
Che poi non è un film vero e proprio, ma un film in musica.
Multisala è il titolo del nuovo disco di Franco 126, anticipato dai singoli Blue Jeans, Nessun Perché e Che Senso Ha, che ci avevano fatto intuire che mood e che sonorità avremmo sentito all’interno del disco.


Franco 126 non ha bisogno di alcuna presentazione, sappiamo tutti quanto la sua sia una delle penne migliori degli ultimi anni e in queste dieci tracce ce lo dimostra ancora una volta. Ma ha fatto un passo notevole in avanti, è passato definitivamente dall’universo indie a quello cantautorale, lasciandosi il rap completamente alle spalle.

Già dal titolo del disco ti trovi catapultato in un multisala dove scorrono i racconti malinconici e depressi di Franco 126. Dieci tracce scritte come se fossero il copione di un film che racconta episodi di vita attraverso i suoi occhi e la sua penna. Con una scrittura leggera, ma perspicace, l’artista romano ha realizzato un album cinematografico di immagini vivide, stati d’animo comuni, in cui tutti ci possiamo immedesimare.
E lui ha sempre fatto dei suoi turbamenti e delle sue sfighe i turbamenti e le sfighe di tutti e in questo è un vero fuoriclasse. Riesce sempre a parlare di qualcosa che ognuno di noi ha vissuto in prima persona, portando riferimenti assolutamente popolari e ovviamente lo fa anche in Multisala. Solo che questa volta usa meno simboli e un linguaggio più universale, fatto per restare nel tempo e per arrivare a un pubblico decisamente più vasto. Ed è questo che segna il definitivo passaggio da cantante indie a cantautore.
Un esempio è Vestito a Fiori, che è una canzone che merita di restare nel tempo e di diventare un culto del cantautorato italiano.

In questo film, che Franco 126 ci racconta, ci sono tutti i temi che gli sono maggiormente cari, dall’amore all’amicizia, passando dalle serate surreali alle riflessioni esistenziali davanti a un Cabernet, tutto declinato nelle varie sfaccettature personali dell’artista. A dirigere la produzione troviamo Ceri che riesce a unire le influenze del cantautorato italiano della vecchia scuola, strizzando l’occhio agli anni ’80, a sonorità più funk e vicine alla bossa nova.

Certo, se sei già depresso di tuo o turbato, ascoltare Multisala con quel mix di malinconia e depressione può farti sentire a casa, ma sarebbe come spararsi nelle palle da solo. Ma sai benissimo che quando ascolti Franco 126 il mood è questo, ma viene abilmente spezzato da Accidenti A Te, che il brano più leggero e spensierato del disco.

Del resto, sai anche che alla fine siamo tutti un po’ masochisti con il nostro dolore, come quando ti sei appena lasciato e continui ad ascoltare quella canzone che ti fa male e più l’ascolti e più piangi. E ascoltare Multisala di Franco 126, oltre ad essere quel masochismo che fa bene, è anche musica che fa bene all’anima e alle orecchie.

Dieci tracce sono poche. Di norma dieci tracce sono poche, ma per Multisala sono perfette. È un disco corto, ma credo sia meglio così, soprattutto per il mood e per i racconti. Se Franco 126 avesse messo più tracce, avrebbe corso il rischio di risultare noioso, stucchevole e ripetitivo, soprattutto vista la soglia di attenzione media che oggi è decisamente bassa, mentre questi 10 brani danno il giusto gusto e valore a un disco strano. È strano perché non ti arriva in modo chiaro, diretto e immediato. Al contrario è un disco che va ascoltato più volte per essere compreso e apprezzato appieno, anche perché superare nel cuore dei suoi fan Stanza Singola non era un’impresa facile per Franco 126, che però con Multisala ha portato quello che può essere definito il disco migliore della sua carriera.

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