La pagella delle uscite settimanali

8 a Fast Life 4 di Guè Pequeno e Dj Harsh. Una di quelle uscite che ti fa pensare ci voleva. Ci voleva proprio un mixtape di questo tipo in questo preciso momento, sia per la pandemia che sembra tirarla per le lunghe, sia per il momento musicale che viviamo. Guè e Dj Harsh tornano in un certo senso alle origini e, insieme agli ospiti del loro mixtape, ci propongono un prodotto di qualità, dove rime, incastri, durezza, crudezza, significati e citazioni la fanno da padrone, il tutto con un progetto che sembra essere stato pensato e creato solo dalla voglia di fare rap. Lo senti che Fast Life 4 è governato dal vaffanculo mood e ascoltarlo ti fa sentire a casa e manda a casa 3/4 della scena attuale che si crede big scimiottando artisti provenienti da diversi Paesi, Dogo Gang compresa. Fast Life 4 è il mixtape del vaffanculo. Vaffanculo a tutti quegli accessori che servono per piacere a tutti e accontentare tutti, vaffanculo al featuring che devi fare, vaffanculo a quello che devi dire e a quello che non puoi dire, vaffanculo un po’ a tutto e tutti. È un inno al rap fatto, non solo come si deve, ma come non si fa più da tempo.

6 a My Beautiful Bloody Break Up Full Circle di Mondo Marcio. Mondo Marcio pubblica la deluxe edition del suo Ep uscito a febbraio. Una deluxe edition particolare e decisamente scarna, dal momento che abbiamo un solo remix, quello del brano Sigarette e un inedito, Il mio riflesso, prodotto da Fabrizio Scotti. Dopo un Ep in cui Marcio racconta la sofferenza e la rabbia provate dopo una separazione, questa nuova traccia va in un certo senso a chiudere il cerchio del suo racconto, perché parla anche dei momenti felici e dei sorrisi che ci sono stati con quella persona. Un’uscita interessante sicuramente, ma abbastanza inutile.

7 a Tanti auguri a me di J Lord. Una sorta di ballata a tratti cupa e incazzata, J Lord canta in napoletano e con la erre moscia. Un connubio che farebbe drizzare i capelli eppure non dà fastidio, è piacevole all’ascolto e nonostante il racconto sia abbastanza inflazionato, della serie ti racconto il mio passato cupo e il mio presente florido, J Lord riesce a farlo in un modo abbastanza nuovo con suoni e parole che non risultano un già sentito. Il risultato è una ballata bilingue con strofe in napoletano e ritornello in italiano e agrodolce che ci mostra un’inaspettata malinconia di J Lord soprattutto dopo i versi agguerriti dei primi due singoli Sixteen e Gangster e che stupisce se pensiamo che il ragazzo ha solo 17 anni.

7 a Che senso ha di Franco 126. Una canzone cantautorale in perfetto stile Franco 126, ma leggera, fluida e ricca di immagini semplici e quotidiane. Franco 126 si interroga sul senso di alcuni riti quotidiani come stare sul bancone, riempire il bicchiere senza che la sete passi, ascoltare i consigli di chi li dà principalmente a se stesso, e a un certo punto smette di cercare tutte quelle risposte che probabilmente non si possono avere e dice “e me ne vado con la giacca sulla spalla, lascio indietro dubbi e punti di domanda, E ci sta un silenzio che, sembra che parli per te”, perché alla fine alcune domande non hanno risposte ed è meglio non farsele, va bene così.

5 a Scusa di Mara Sattei. Almeno ci chiede scusa già nel titolo per quello che andiamo ad ascoltare. Per carità ha una bella voce, ma non basta, perché usa degli alti e bassi alla Madame senza saperlo fare, che risultano forzati e striduli e non ti fanno neanche godere la canzone, che sarebbe stata decisamente migliore con un canto più lineare e meno articolato.

7 a No Stick degli ICON808 feat. Nicola Siciliano, Nitro e Braco. Se non li conosci, gli ICON808 sono un duo di autori e produttori underground che, grazie ai loro studi musicali, mischiano suoni diversi che vanno dalla musica classica, al jazz, al rock, all’hip hop. No Stick suona decisamente strano, ed ha un suono molto particolare, ma che cattura per il suo ritmo, sul quale poi si alternano le voci di Nitro, Braco e Nicola Siciliano. È un progetto interessante quello degli ICON808, che però ha bisogno di tempo per essere capito e apprezzato.

6 a Rivoluzione di Rico Mendossa. Se vuoi fare una rivoluzione con questa monotonia non arrivi lontano. All’inizio il brano sembra cupo, incazzato, sicuramente ben scritto, ma andando avanti è monotono, monocorde e stufa. È sicuramente una traccia impegnata, un inno che vuole essere un manifesto, ma anche servire da scossone in un periodo delicato come quello che stiamo vivendo e mi piace assolutamente sia il testo che l’intento, la parte peggiore e quella che non convince è il modo in cui è cantata, troppo lineare, sembra che stia leggendo un necrologio.

4 a Sport di Jamil e Baby Gang. Mamma che noia! È il solito banger pseudo street piagnucolone, accompagnato dal solito video con la gang in tuta sotto i palazzoni. Wow che novità e che adrenalina. Jamil, praticamente dal 2004 ad oggi, dice sempre le stesse cose e in Sport non si smentisce ovviamente, del resto dire le stesse cose deve essere il suo sport, e qui abbiamo capito il significato del titolo. Baby Gang gli va dietro e anche lui dice sempre le stesse cose e sta iniziando a diventare il re dei piagnucoloni. Davvero pessimo. Questo Sport è è talmente scontato e soporifero che deve essere una lezione di yoga gratuita.

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