Il forte legame tra Kurt Cobain e Dante

Oggi è il Dantedì, il giorno in cui gli studiosi fanno risalire l’inizio del viaggio di Dante all’inferno, e che quest’anno coincide anche con i 700 anni dalla sua morte.
Sappiamo che nel rap c’è parecchio Dante, tanto che in molti degli eventi organizzati per la giornata odierna sono stati coinvolti alcuni rapper italiani, come Tedua, Murubutu, Claver Gold e Clementino, ma c’è stata un’icona della musica internazionale, che ha influenzato anche le nuove generazioni della trap, che era molto legata a Dante e in particolare al cantico dell’Inferno. Sto parlando di Kurt Cobain.

Kurt Cobain aveva un intenso rapporto con l’Inferno, che ha portato poi anche nella sua musica.
Da giovane Cobain passava molto tempo in biblioteca a leggere libri e tra quei libri, uno l’ha colpito in modo particolare: l’Inferno di Dante. A tal proposito ha raccontato: “mi ricordo solo che gironzolavo senza meta durante il giorno senza niente da fare, ma in un modo o nell’altro finivo sempre in biblioteca. Ci ho trascorso così tanto tempo che non si può immaginare, stando solo, seduto a leggere tutto il tempo, aspettando che la giornata finisse“.

Kurt Cobain all’epoca era solo un ragazzo cresciuto ad Aberdeen, una provincia nordamericana troppo stretta e soffocante per uno spirito libero come lui, che trova un porto sicuro nella biblioteca pubblica della sua città. E lì rimaneva per ore a leggere.

Amava la Divina Commedia forse perché capiva quell’inferno di una vita vissuta in sofferenza e proprio quell’Inferno torna prepotente nella musica dei Nirvana, in tutti i loro dischi, da Bleach a In Utero.
Per promuovere il tour di Bleach del 1989, Kurt Cobain ha disegnato delle magliette con un disegno che ricorda perfettamente i gironi dell’Inferno dantesco.

Nel 1991, per il retro della la copertina di Nevermind, troviamo le anime dei dannati di Dante tra le fiamme. Un collage realizzato da Kurt Cobain stesso. A fare da sfondo a Chim Chim, la scimmietta di gomma di Cobain con un caratteristico zainetto di dinamite, c’è un collage composto da immagini dell’inferno dantesco, fotografie di carne immortalate in un supermarket e organi genitali femminili, prese in prestito da libri di anatomia.

Per il video di Heart Shaped Box, tratto dal disco In Utero, Kurt Cobain ha voluto far ricostruire il set del girone dei suicidi usato nel film degli anni ’30, Dante’s Inferno.

E proprio il girone dei suicidi è quello che più di tutti ha colpito Kurt Cobain, che in un certo senso, nella sua vita, ha proprio vissuto quel girone, quella sofferenza profonda, che lo ha portato a togliersi la vita a soli 27 anni.

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