Un’altra 12enne morta per una challenge su TikTok: perché queste bambine continuano ad aver accesso ai social?

Sono passati solo due mesi da quando a Palermo una bambina di 10 anni si è tolta la vita impiccandosi nel bagno di casa, forse a causa di una di quelle challenge che girano su TikTok.
Ieri sera ad Ivrea, una ragazzina di 12 anni è stata trovata impiccata con la cintura di un accappatoio stretta intorno al collo.
A trovarla è stato il padre e la procura di Ivrea ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio.
I famigliari non credono che la bambina abbia volutamente deciso di togliersi la vita, tanto che lo zio lo esclude totalmente e dà la colpa a TikTok.
E’ colpa di quel social network che hanno i ragazzini, TikTok, non si sarebbe mai suicidata. Solo ieri abbiamo parlato di quello che avrebbe voluto studiare alle superiori. Per fortuna siamo riusciti a sbloccare il cellulare e lo abbiamo consegnato ai carabinieri che indagano“.

Secondo la procura, infatti, anche alcune amiche di questa ragazza erano coinvolte nella macabra sfida che l’ha portata a togliersi la vita, ma, a differenza di lei non hanno avuto il “coraggio” di andare fino in fondo. Per fortuna.

Ci sono diverse similitudini tra il caso di Palermo e quello di Ivrea: stesso luogo (il bagno di casa), stesso oggetto (una cintura), nessun biglietto lasciato alla famiglia, nessun segnale di malessere psicologico manifesto che potesse far pensare a un eventuale problema della vittima.

Ora però mi chiedo: perché questi social continuano ad essere in mano a bambini? Dopo il caso di Palermo, il garante della privacy aveva esplicitamente detto che era necessario verificare l’età degli iscritti a TikTok, perché questo non è stato fatto? Non bastano le campagne di sensibilizzazione, non basta il garante per la privacy, dove sono le famiglie? Non voglio accusare nessuno, ma controllate i cellulari dei vostri bambini, toglietegli TikTok e social network! Quante bambine devono ancora morire impiccate?

Possiamo dare la colpa a TikTok, gli inquirenti possono anche scovare i responsabili di queste terribili challenge, ma è da casa che deve partire tutto. Capisco non sia facile proibire l’uso di un social a un figlio, ma le famiglie devono vigilare per quanto possibile e proteggere i propri figli.

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