La critica musicale italiana inizia e finisce con il Festival di Sanremo?

Facci caso, noi italiani siamo un popolo fantastico.
Iniziano i mondiali di calcio e siamo tutti CT, inizia il Festival di Sanremo e siamo tutti critici musicali, inizia una pandemia e siamo tutti virogi. Ho detto una cazzata?

Il Festival di Sanremo è finito. C’è chi dice meno male, c’è chi dice peccato e poi c’è il milanese imbruttito che direbbe e anche questo Festival ce lo siamo tolto dai coglioni.
Inizia il Festival di Sanremo e iniziano, oltre alle polemiche, anche le critiche musicali, quelle che per gli altri 360 giorni dell’anno vanno in letargo. E sì, perché a quanto pare il Festival di Sanremo e i cantanti in gara sono le uniche cose che un giornalista musicale può criticare. E allora che fa? Si sfoga. Via libera alle pagelle, ai voti, alle critiche, a quei 3, quei 4 e quelle poche sufficienze che durante tutto il resto dell’anno restano solo dentro di te, nascoste nelle chiacchiere con pochi intimi al bar e mangiate dalla tastiera dei pc.
Finisce il Festival, i giornalisti vanno da Mara Venier e magicamente i Maneskin meritavano di vincere, Aiello, che fino al giorno prima aveva 3 in pagella, è bravissimo e ha portato una canzone stupenda e Achille Lauro lo segui dal giorno zero, ovvero da Rolls Royce.
Sì, hai capito bene. Per i sommi giornalisti critici musicali è un vanto sostenere Achille Lauro dal giorno 0, da Rolls Royce, perché prima ovviamente non ha fatto un cazzo. Anche Achille Lauro inizia e finisce con il Festival di Sanremo.

Tutto inizia e finisce al Festival di Sanremo. Critica musicale compresa.
Perché una volta finito il Festival e una volta esauriti gli sfoghi annuali sulle pagelle, le pagelle stesse scompaiono, vanno in soffitta fino all’anno prossimo e tutto quello che esce dopo è un capolavoro. Finito il Festival, finita la critica.

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