È Elodie la Beyoncé italiana?

Elodie è stata la regina indiscussa della seconda puntata del Festival di Sanremo.
Bella, elegante, con look pazzeschi ed eccentrici al punto giusto, ha portato sul palco una ventata d’aria fresca, con una giusta dose di emozione e commozione, Elodie si è esibita come una vera regina del palcoscenico.


Quello che ha colpito maggiormente è stato il suo monologo, diretto, sincero, profondo, delicato. Elodie, che ci conferma di avere più street credibility di buona parte della scena rap italiana, ci racconta la difficoltà di crescere in un quartiere non proprio agiato. È lei la Beyoncé italiana? O la Jenny from the block di Roma?

Sono Elodie, e per parlare davanti a voi ho dovuto abbattere un muro: parlare in pubblico non mi ha mai messo a mio agio. Ma tutte le volte che sono riuscita ad abbattere un muro sono successe cose belle nella mia vita. Vengo da una borgata romana, dove ci sono anche persone arrabbiate e demoralizzate. Io ero una di quelle. Quel quartiere mi ha dato e tolto tanto, come non avere l’acqua calda o i soldi per pagare le bollette. Ma mi ha dato anche anche la forza di sognare. Ho sempre voluto fare questo mestiere, anche se non mi sentivo all’altezza. Non mi piaceva la mia voce e soprattutto mi sono accorta che non avevo gli strumenti: tante volte non mi sono data delle possibilità. Non ho finito il liceo, non ho preso il diploma o la patente. Ho sbagliato lo so. In certi contesti è difficile focalizzarsi su cosa vuoi essere da grande. Il mio fidanzato in un suo pezzo dice “Voi ci rubate il tempo, che è l’unica cosa che abbiamo”. Ha ragione. Se nasci in certi contesti devi lavorare più degli altri per ottenere quello che già dovresti avere. E quindi lavori più per sopravvivere. A 20 anni avevo deciso di non fare più niente, però sono stata molto fortunata perché ho fatto un incontro fortunatissimo. Ho conosciuto un musicista, Mauro Tre, e stasera è con me sul palco. Volevo dirti grazie perché mi hai dato una possibilità. Tu mi hai fatto amare il jazz, anche se non mi sentivo all’altezza. Io sono stata la prima ad avere un pregiudizio su me stessa. Quello che mi ha insegnato la vita e la musica è che non bisogna sempre sentirsi all’altezza delle cose, l’importante è avere il coraggio di fare. Forse non sono all’altezza di questo palco, ma non è più un mio problema. Ci tenevo a suonare con la mia prima band e cantare un pezzo di Mina, e penso sia perfetto per questo momento”.

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