I dischi del passato sono tutti capolavori? Parliamo di Messa di Vespiri degli Articolo 31

I dischi del passato sono tutti capolavori?
Sembra che a volte ci sia la tendenza a dire che quello che esce oggi fa schifo, mentre prima uscivano solo capolavori. Oggi voglio parlare di un disco, Messa di Vespiri degli Articolo 31, uscito il 25 febbraio 1994.
È considerato una delle pietre miliari del rap italiano, in un periodo in cui la scena aveva i Sangue Misto e l’Area Cronica, gli Articolo 31, dopo Strade di Città, continuano a prendere terreno in quello che viene chiamato mainstream.
Una canzone su tutte veniva suonata ovunque: Ohi Maria, una sorta di sottile allegoria su un argomento che all’epoca era tabù. Oggi sentiamo parlare di canne e droghe più disparate nei testi, ma in quegli anni bisognava usare metafore. E a proposito di metafore e allegoria, Ohi Maria è geniale. Sembra essere dedicata a Maria e non alla maria per un orecchio meno fino e malizioso.

Anche Voglio una lurida è diventato un culto. J-Ax nel testo è riuscito a parlare con ironia dei clichè di bellezza a cavallo tra anni ‘80 e ‘90.

Messa di Vespiri è uno di quei dischi da ascoltare dall’inizio alla fine, risulta ironico, spensierato, ma se presti attenzione trovi incastri, giochi di parole e rime pazzesche.

Un disco anarchico che si prende bellamente gioco dei luoghi comuni dell’epoca e che ti arriva dritto come un pugno. Un disco perfetto? Nì. Le basi di Dj Jad sono ripetitive, per fortuna arricchite da ottimi scratch e da rime fighe di Ax e se devo dirti un brano che proprio non ci sta, ti dico Mollami.
Messa di Vespiri è un disco che segna il passaggio da Strade di Città alla consacrazione vera e propria del duo milanese ottenuta con il disco successivo, Così Com’è.

È sicuramente un disco importante per la storia del rap italiano, ma se dovessi dargli un voto, gli darei un 7.

Menzione speciale va alla copertina del disco. Una rarità, decisamente iconica. L’unione del rap e della tradizione popolare italiana, che ricorda immagini iconiche di Alberto Sordi o Totò intenti a mangiare gli spaghetti. È sicuramente una di quelle copertine che raramente abbiamo visto nel rap italiano, ma che rappresentano esattamente il percorso fatto dagli Articolo 31.

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