La pagella delle uscite settimanali

7 a Ali di Il Tre. Un ottimo disco d’esordio per Il Tre, che avrebbe potuto correre il rischio, date le sue abilità tecniche, di proporci tracce dal sapore di esercizi di stile fini a se stessi. Invece Il Tre ha saputo dosare bene le sue abilità mixandole con parti rappate e altre cantate, sulle quali forse deve lavorare ancora un pochino. Il racconto è intimo, dove al centro ci sono le sue fragilità, come se fosse la voce per quei ragazzi che non hanno la forza di urlare, come una sorta di abbraccio, per chi non ha un posto in questo mondo. Le ali rappresentano la forza di accettarsi, credere nelle proprie qualità, sognare in grande e riuscire a spiccare il volo. Dal punto di vista dei featuring, Il Tre sceglie 5 artisti (Vegas Jones, Mostro, Nayt, Emis Killa e Clementino) che sono indubbiamente molto forti a rappare e con i quali confrontarsi sul beat è una sfida, ma anche un gioco alla pari, che fa emergere le doti di tutti gli artisti chiamati nel progetto.

7 a My Beautiful Bloody Break Up di Mondo Marcio. Il giorno dopo San Valentino, Mondo Marcio pubblica questo Ep che racconta le varie fasi di una rottura. 6 tracce in cui si alternano malinconia, rabbia, depressione e ricordi, come se la musica fosse una sorta di diario dove buttare giù i propri sentimenti e le emozioni provate, perché anche quello che si prova dopo una rottura è una sorta d’amore. E Mondo Marcio ce lo racconta a suo modo, con rime dure e parole spesso forti.

7 a Magica Musica di Venerus. Ma precisamente che genere di musica fa Venerus? Perché ascolti Magica Musica e pensi non è pop, non è rap, non è elettronica, non è soul, non è indie, non è cantautorato, oppure forse è tutte queste cose unite insieme, come mescolate in un cocktail psicoattivo, magico appunto e riconducibile solo a lui. Da un po’ si parla di Venerus, senza riuscire a collocarlo, e infatti anche questo suo primo album è incollocabile in nessun genere, è solo musica, che però ti prende e ti travolge. Quasi ti culla. Lui ha una capacità di scrittura estremamente raffinata, che, unita all’eclettismo sonoro, conduce l’ascoltatore in un viaggio spazio-temporale. Un’esplorazione verso mondi magici e atmosfere sognanti, alla scoperta di nuove dimensioni. Unica pecca? La durata del disco, un’ora forse è troppo.

8 a Bugie di Massimo Pericolo. Che pezzone. E meno male che Massimo Pericolo aveva il blocco dello scrittore… Bugie è un masterpiece per testo, flow e racconto. Un brano che colpisce, cattura e ti fa pensare.

“Con le bugie che ci beviamo quanto andremo lontano da ciò che siamo veramente?” si chiede Massimo Pericolo, che nel brano racconta una storia personale, ma con una carica sociale forte che gli permette di raccontare la situazione di un’intera generazione che come lui non ha più alcuna certezza. Viviamo in un periodo dove la manipolazione della verità tra fake news, commenti di profili finti, bot e troll è al massimo storico, non c’è più quella sicurezza sulla realtà e questo si proietta anche nei nostri pensieri più soggettivi. In Bugie Massimo Pericolo espone la sua visione del mondo (“la sola verità è che non ce n’è), si rifiuta di condividere i valori e i principi comuni della società usando immagini molto forti che esprimono tutta la necessità di un ragazzo di 28 anni di farla finita con tutte le bugie che ci raccontiamo quotidianamente.

5 a Britney 😉 di Rosa Chemical feat. Mambolosco e Radical. Stranamente Mambolosco non ha fatto schifo e già questa è una notizia. Il brano si bilancia tra parti più calme e altre urlate, tanto che ti aspetti di sentire la voce di Taxi B da un momento all’altro, anche se Radical ha urlato prima di Taxi B e qui bisogna anche dare il primato dell’urlo. La difficoltà sta nel capire che cosa dice esattamente Rosa Chemical, perché si capisce poco niente, a parte quando vengono citati i nomi di artisti famosi. E forse è proprio questo il senso, un pezzo pseudo punk dove non si capisce un cazzo, che ti lascia perplesso, ma che una fetta di pubblico definirà arte contemporanea.

7 a Solo Noi di Achille Lauro. Sta volta Lauro abbandona gli anni ’70, gli anni ’90 e persino gli anni ’20 e torna quasi alle origini. Perché Solo Noi sembra un brano estratto da Ragazzi Madre, sia per il concept visivo che lo ha accompagnato, sia per il racconto dove Lauro torna a parlare della periferia, ma lo fa con un mood e con sonorità diverse abbracciando il pop rock. “Parlo a te, ovunque tu sia, venuto al mondo senza sapere come, che stai imparando cosa vuol dire crescere. Ricordati che non sei solo. Parlo di noi. Figli di una vita veloce, dell’irresponsabilità, di una leggerezza calcolata. Generazione sola, senza limiti“. Un brano nel quale emerge una nuova evoluzione stilistica di Achille Lauro, che questa volta racconta la periferia con uno sguardo diverso, volto all’inclusione.

6 a Che me chiamme a fa? di Rocco Hunt feat. Geolier. Un brano melodico, rigorosamente in napoletano, che strizza l’occhio alla tradizione melodica napoletana. Il brano racconta una storia d’amore in chiave urbana, la gelosia che genera attrazione e desiderio, una profonda dichiarazione d’amore in versi in lingua napoletana. Carino eh, ma niente di che, perché non esce dalla dimensione melodica e non ti dà nessun picco di energia, è come se fosse piatto e monocorde.

5 a AMG di Sacky. È un singolo che suona come un inno di rivalsa, l’ennesimo inno di rivalsa.
Un brano che lascia trasparire la voglia di Sacky di voltare pagina senza mai scordare il suo passato e chi ne ha fatto parte. Non è male, ha anche delle parti più energiche e ritmate ben fatte, ma il problema è che suona tutto di già sentito. Non c’è nulla di originale che ti wow, questo è qualcosa di nuovo. Sacky è bravino, ma, senza voler minimamente entrare nel merito del suo vissuto, ci porta racconti e un’attitudine che purtroppo viene relegata nei soliti cliché.

7 a Nessun perché di Franco 126. Dopo le rarefatte atmosfere acustiche di Blue Jeans con Calcutta, Franco126 cambia marcia e bpm con Nessun Perché e ci propone una ballad funk dal gusto retrò, ma molto ritmata. Il brano gioca sul what if, un po’ come nel film Sliding Doors, e Franco 126 si chiede cosa accadrebbe se la persona amata uscisse dalla sua vita all’improvviso, cosa rimarrebbe di lei? Forse solo un sorriso a rovescio nel fondo di un caffè, come dice nel ritornello.

7 a Pretty Face di Boss Doms feat. Kyle Pearce. Per la seconda volta Boss Doms collabora con Kyle Pearce e ci propone un brano dai suoni psichedelici. Ma non è un singolo del quale dobbiamo soffermarci ad ascoltare musica e melodia, perché Boss Doms ci invita a riflettere sull’importanza che ciascuno ricopre all’interno di una società sempre più distanziata, che costringe a coprire i volti e induce all’omologazione. Boss Doms celebra l’importanza di essere se stessi e di liberarsi dalle sovrastrutture, dai ruoli e dagli stereotipi che vengono imposti dall’esterno o che spesso ci si auto-impone per compiacere gli altri, affinché si possa ritrovare e accettare con orgoglio la propria inestimabile autenticità. E la cosa figa è che Boss Doms butta questo messaggio su un pezzo da club, che ti prende e in qualche modo ti lascia senza pensieri, libero di muoverti e di esprimerti.

Trovi tutte le altre uscite della settimana qui.

Lascia un commento