Perché il rap italiano non viene considerato all’estero? Ce lo dice Salmo

Hai presente la polemica iniziata da Sfera Ebbasta l’altro giorno quando si lamentava del fatto che gli italiani non supportano la scena italiana? E hai presente quando Rondodasosa ha detto che i piani alti del rap non fanno salire i poveri emergenti?

Bene, io penso che:

A. Non possiamo supportare musica di merda e dire che ci piace solo perché è italiana.

B. Non è vero che non supportiamo i “poveri emergenti”, Massimo Pericolo, Speranza, Blanco sono solo tre esempi vecchi e nuovi che tutti abbiamo supportato perché hanno portato qualcosa di nuovo, vero e credibile.

C. All’estero e in Italia non possono più essere cagati e considerati artisti, persone senza arte né parte che sono solo la copia mal riuscita di un qualcosa che già viene fatta meglio all’estero da qualcun altro. Sia nell’atteggiamento, che nel suono, nello slang e nel testo.

D. Come diceva Salvador Dalí, il vero artista non è colui che si ispira a qualcuno, ma colui che è fonte di ispirazione per gli altri.

Per questo trovo assolutamente veritiere le parole dette da Salmo nelle sue recenti Instagram stories: perché il rap italiano non viene considerato all’estero? Perché non abbiamo un’identità, non siamo originali, copiamo gli americani, gli inglesi e i tedeschi e il suono italiano è uguale a tutti gli altri e passa inosservato. Se avessimo il nostro stile e la nostra identità saremmo famosi in tutti il mondo. E la maggior parte dei rapper italiani, soprattutto quelli emergenti, si lamentano perché non riescono a trovare una posizione neanche nel proprio Paese. Questo succede perché passate tutto il tempo cercando di essere dei criminali credibili però la musica è debole, ecco perché non combinate un cazzo”.

È molto semplice. Al posto di fare i piagnistei sui social, i finti criminali alla Tupac Shakur nei video e scrivere canzoni che sembano fatte con la carta carbone, bisogna rimboccarsi le maniche, tirare fuori la creatività e il talento, se ci sono ovviamente.

Il problema è che oggi, in Italia, chiunque può diventare “famoso”, chiunque può fare rap, anche quelli che non solo non ne sono capaci, ma che dici anni fa avrebbero preso schiaffi in faccia dagli stessi che oggi gli fanno i featuring per restare sulla cresta dell’onda. Abbiamo produttori di alto livello, penne eccellenti, mc che spaccano, eppure quasi tutto suona uguale. Quindi, al posto di lamentarsi e fare i fenomeni su Instagram sarebbe bene impegnarsi e fare musica decente. E magari con i soldi che vengono esibiti sui social comprarsi anche una personalità.

È facile influenzare e impressionare il pubblico più giovane, che non ha la minima idea di chi c’è stato prima e di cosa succede all’estero e far credere loro che certi personaggi siano dei big, degli innovatori, gente che spacca insomma. Ed è facile far colpo su etichette e major che oggigiorno, appena vedono due numeri, firmerebbero anche il fruttivendolo stonato. È difficile creare qualcosa di nuovo e identitario e soprattutto RESTARE.

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