Mac Miller: “non voglio vivere per sempre, cerco solo di sopravvivere a questa giornata”

Non vorrei davvero solo la felicità. E non voglio neanche la tristezza. Non voglio essere depresso. Voglio essere in grado di avere giorni buoni e giorni brutti. Non riesco a immaginare di non svegliarmi a volte e di  pensare: Non ho voglia di fare niente e poi di avere giorni in cui ti svegli e ti senti in cima al mondo.
Sento molta pressione. Molte volte nella mia vita ho utilizzato questa pressione per essere al livello a cui pensavo che avrei dovuto essere o a quello che avrei voluto essere percepito. E questo crea altra pressione. È fastidioso essere fuori e incontrare qualcuno che pensa di conoscerti. È il lavoro. Questo è ciò per cui sono tagliato. Quindi, devi solo non farlo. Devi avere la tua realtà e quella deve essere la forza trainante della tua vita. Mi piacerebbe che ogni singola cosa che ho fatto quando avevo 19 anni non fosse una discussione? Certo. Ho trovato la libertà di vivere e lasciare che la gente dica di me quello che vuole. Se leggo un titolo completamente falso, penso: Bene adesso un sacco di ragazzi penseranno questo di me, ma finchè c’è qualcuno che ascolta la mia musica e si crea questo rapporto, tutte le altre stronzate durano solo un giorno“.

Queste sono le parole che Mac Miller ha detto nella sua ultima intervista, pubblicata da lui stesso sul suo profilo Instagram il giorno prima di morire.

Quando si parla di Mac Miller, si parla solitamente di tre cose: la depressione unita all’abuso di sostanze stupefacenti, il rapporto con Ariana Grande e il post Ariana Grande.
Ma credo che Mac Miller fosse solo un ragazzo, come tanti, estremamente sensibile che ha portato dentro di sé il peso del successo, la pressione che ne deriva, provando a uscirne e cercando nella musica la sua ancora di salvezza. Un po’ come Lil Peep, un po’ come Avicii.

Ci sono stati tre periodi che hanno accompagnato la sua vita e di conseguenza la sua musica: il pre, il durante e il post Ariana Grande e un solo filo conduttore: il malessere. Il sentirsi contro il mondo e non parte di esso. Nel 2016, nel disco The Divine Feminine, quello del periodo con Ariana Grande, Miller cantava io e te contro il mondo, nel 2018, in Swimming, cantava
io contro il mondo. Il punto non è che Ariana lo avesse lasciato, che si fosse rifatta una vita e che Mac soffrisse per questa separazione, né che i suoi fan, dopo la sua morte, avessero accusato lei di averlo abbandonato, il punto è che lui sentiva di dover lottare contro il mondo, da solo o con Ariana non importa, perché la sua era una lotta, e il mondo era un avversario, non un qualcosa di cui faceva parte insieme agli altri.



Il buio sembra essere arrivato dopo il primo disco, Blue Side Park, lì Miller era spensierato, quasi spocchioso, Mi chiamo Mac Miller e tu chi cazzo sei? cantava. La critica non lo ha accolto bene e Mac inizia a fare uso pesante di droghe, inizia a sentire la pressione e la porta in musica. Sono intrappolato nella mia testa, mi sembra quasi di essere in un purgatorio sono le parole che danno il via al suo secondo album.


Sarei dovuto già essere morto. Fotto con le droghe, ora sono un drogato. La mia narice destra non funziona da una settimana, e il plug ha da lavorare come se dovesse servire uno sceicco cantava nel 2014. Il malessere era già evidente, ma lui decide di guardarsi dentro, di abbandonare quelle frasi “stupide” e di mettere se stesso, i suoi sentimenti e i suoi timori nella musica. Ne esce un Mac Miller più profondo, ma sempre tormentato e consapevole di avere un problema e di vivere davvero quello che diceva nelle canzoni. Era conscio del fatto che avrebbe potuto non svegliarsi più una mattina Tutti dicono che mi serve il rehab. Sto guidando bendato non manca molto a quando mi vedranno schiantarmi e non lo vogliono vedere. Una frase forte, una sorta di grido d’aiuto e consapevolezza, non più solo una punchline.

Poi il disco del periodo con Ariana Grande, dove i suoi demoni, seppur sempre presenti, erano in parte sconfitti dalla presenza di lei, un disco in cui l’amore pervade e la fa da padrone, il disco della speranza, della possibilità di guarire.
La stessa voglia di guarire unita alla rassegnazione del dolore che ritroviamo nel disco post Ariana Grande, Ogni giorno mi sveglio e respiro, non ho tutto quello che voglio, ma è ok.

Poi la morte per overdose e Circles, il disco postumo, che avrebbe dovuto essere la seconda parte di Swimming e l’impressione che Mac Miller si sentisse in trappola. Intrappolato nella sua testa, nei suoi pensieri, nella sua depressione, senza riuscire a trovare una via di fuga. Come un pesce rosso, che vive in una boccia circolare e non potendo uscire, continua a girare intorno.

Alcuni dicono di voler vivere per sempre, è davvero troppo, io cercherò solo di sopravvivere a questa giornata canta Miller in Circles, e purtroppo non è riuscito a sopravvivere a quel 7 settembre 2018, quando il suo corpo è stato trovato senza vita a causa di un’overdose accidentale.

Ieri (19 gennaio) Mac Miller avrebbe compiuto 29 anni e non sapremo mai se sarebbe riuscito ad uscire da quella boccia e a nuotare sereno nel mare. Ci resta la sua musica e un senso di incompiuto, come qualcosa che è stato interrotto bruscamente, come Circles con le sue imperfezioni che rappresenta la violenta interruzione della sua vita.

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