Cosa ci dimostra la censura di Twitter a Donald Trump?

Parliamo di censura. Perché non importa se Donald Trump ti piace o meno, ma il gesto di Twitter di bloccare il suo account è un atto di censura gigantesco che lede in modo imprescindibile la libertà di pensiero, di parola e la democrazia.

Twitter e Facebook non sono degli editori come può esserlo una testata giornalistica, né dei giudici e se avessero applicato lo stesso trattamento riservato a Trump a TUTTI i loro utenti, sarebbero già morti. Quindi addio social network, addio libertà di parola, torniamo indietro nel tempo, diciamo addio alla democrazia e benvenuto alla dittatura e alla censura.

Anche l’app Parler è stata disabilitata da Google per i dispositivi Android, ci lamentiamo e critichiamo Paesi come la Cina, ma cosa sta succedendo?
Stiamo diventando come loro. Ecco, quello di Trump è l’esempio più lampante e la punta di un iceberg di un qualcosa a cui stiamo assistendo da mesi anche in Italia.
Credi che questa cosa non ci riguardi?
Non ti sei accorto della censura, del finto perbenismo e del forzato politically correct che vige anche in Italia? Ultimamente la Rai ha dato dimostrazioni su questo, ma se guardiamo nel nostro piccolo mondo del rap, anche qui è così.
Oggi gli artisti devono soppesare le parole, nelle interviste, nelle canzoni, nei tweet. Il nemico “sessista”, “incinta alla violenza”, incita all’uso di droghe”, “omofobo” è sempre dietro l’angolo. Che vita di merda, no?

E la stampa? Credi sia veramente libera? Ma va…. Prendi un blog come il mio, che di certo non è Il Corriere della Sera, ma neanche Rolling Stone Italia, hai idea di quante volte per i miei articoli mi hanno minacciato di querelarmi? Per cosa poi? Per aver espresso un’opinione che non fosse una leccata di culo. E se non ti minacciano, ti escludono. Si fa presto a dire querela, ma si fa molto prima a toglierti dalle mailing list degli uffici stampa.

In sintesi non siamo liberi di esprimere il nostro pensiero, o meglio, lo siamo se il nostro pensiero, seppur educato, va contro quello che altri pretendono che esprimiamo.

Personalmente questa faccenda di Twitter e Trump, nonostante possa far sorridere, mi preoccupa, perché pone le basi per una censura a dir poco storica e l’inizio di un qualcosa che non vorrei mai vivere.

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