La pagella delle uscite settimanali

8 a Malverde di Disme. Disme si conferma essere una delle migliori penne del panorama rap italiano.
A due anni da Mala Vita ci propone un disco sicuramente maturo, nel quale racconta il suo vissuto difficile, la musica come unica via d’uscita e il fatto di essere riuscito a cambiare la sua vita.
Il titolo Malverde  si rifà al cognome di Jesus Malverde, figura di spicco della cultura folkloristica colombiana, venerato come un santo dai Narcos. Non si tratta di un omaggio a quello stile di vita e a quel mondo, ma è da interpretare come una metafora: se la malavita e la criminalità possono essere una delle risposte all’essere cresciuti in alcuni contesti, al vivere male, la musica può essere l’alternativa, e Disme ribadisce lungo tutto il disco l’importanza di questa scelta con liriche che sembrano essere, nel bene e nel male, un vero e proprio fume in piena. Dal punto di vista sonoro, invece, troviamo una varietà che spazia dalla tradizione cantautorale genovese, al rap, alla trap e al drill, sicuramente ben amalgamate tra loro.
A proposito del disco Disme dice: “chi vive male finisce per fare una mala vita, il che non vuol dire che finirà per fare il criminale, ma che passerà un’esistenza sofferta. Anche una persona che è nata nel lusso può avere problemi durante il proprio percorso di vita, non solo chi arriva da contesti disagiati. Spero che il mio disco possa rappresentare chiunque soffra così”.


5 a 2020: YoungStar di Vale Pain. Tra “gang”, “questi parlano di me”, collane, Gucci, Prada, Givenchy, “penso al cash”, “faccio i soldi” siamo davvero nel cliché dei cliché. La solita copia della copia, che parte dalla copia di Sfera Ebbasta e finisce alla copia di quello che fanno gli artisti drill europei e un po’ di trap statunitense. Oggettivamente il disco non è da buttare, ha qualche momento interessante come Agosto, ma per il resto è davvero un già sentito.


7 a Memento non ha paura del buio di Memento. Lui ha soli 18 anni e questo è il suo primo Ep. Diciamo che il titolo è un titolone, molto coraggioso e Memento porta un nuovo pop a metà tra l’urban e l’indie e sembra quasi un erede di Venerus. Memento Non Ha Paura Del Buio è composto da 7 brani che trasportano l’ascoltatore in un viaggio tra i pensieri e le paure dell’artista. In questo EP la musica traccia i confini di un mondo sognante, una via di fuga dall’oscurità della realtà dove la sensibilità fuori dal comune di Andrea trova il suo spazio e la sua massima espressione. Memento affronta con poesia le sue paure più nascoste ricercando la luce in ciò che lo circonda e nelle esperienze di vita che trasferisce all’interno dei suoi testi. Alle liriche del giovane artista si affianca un tappeto sonoro molto particolare che va dalla musica soul all’elettronica, e al lo-fi, creando un accostamento di suoni ricercato e diverso che sta alle fondamenta delle atmosfere del disco. Memento Non Ha Paura Del Buio è stato interamente prodotto da Memento stesso insieme a Stefano Iascone e impreziosito dagli archi di Rodrigo D’Erasmo nel brano Non Lo Sai. In 3XNULLA con Brividee e Savhesse, le batterie di Alberto Paone e il basso di Alberto De Sanctis.

7 1/2 a Ossigeno di Nitro feat. Vegas Jones. Tutti li ricordiamo insieme per la hit Trankilo, ma in Ossigeno li ritroviamo con un mood decisamente diverso. Questa è una di quelle canzoni rap che parlano d’amore, di una storia finita male, che per testo, parole e flow ti entra dentro. Un brano intimo, personale, ma nel quale ognuno di noi può rivevere una sua storia personale, fatto di un’alternanza tra parti melodiche e rappate, che sembra perfetto per passare in radio. L’unica pecca forse sono le parti cantate da Nitro, che a gusto assolutamente personale avrei preferito sentirlo rappare perché è decisamente meglio quando rappa e basta.

6 a Salvami di GionnyScandal. Ok qui siamo nel pop punk di fine anni ’90 inizio 2000. Un mood che ricorda un po’ il britpop di quegli anni, un po’ boyband con le chitarre alla Blink 182. Salvami è una canzone frizzante in cui sonorità pop si mescolano perfettamente con l’emo – core e il punk elettrizzante scandito dal suono di una chitarra elettrica costantemente in levare e con un ritornello che rimane impresso già dal primo ascolto. Un brano decisamente carino e orecchiabile, che però non ti fa dire wow, è uno di quei brani che se lo passano in radio lo ascolti volentieri, poi lo canticchi anche, ma che a parte la base e la sua orecchiabilità non ti lascia granché.



7 a Occhi Lucidi di Leon Faun. Se pensiamo a Leon Faun pensiamo subito al fantasy, ma questa volta ci stupisce con una base creata dal fedele Duffy che ci porta in una sorta di danza tradizionale, che sembra quasi “rubata” ai balli lisci di Casadei. Un’atmosfera decisamente inedita e molto coraggiosa, che si stacca completamente da quelli che sono i trend del momento. Su una base decisamente stravagante e inedita fanno capolino le parole di Leon Faun che accompagnano l’ascoltatore in un racconto dove lui con le sue fiabe in testa cerca un happy ending “Volano fiabe nella testa, resta la stessa storia di sempre
Mentre gli assale la noia
Del resto non tutte quante le storie son belle
Voglio un lieto fine di Cristo, sì, così a caso“.


7 a Radici di Nerone feat. Clementino. Prodotta da Pj Gionson, Radici segna la prima collaborazione tra Nerone e Clementino. Nonostante una generazione di differenza (Nerone è del 1991 e Clementino del 1982) e una formazione umana e artistica avvenuta in due città piuttosto differenti come Milano e Napoli, la storia dei due artisti, prima che la loro carriera discografica si sviluppasse, è molto simile: entrambi giramondo grazie a una lunga esperienza lavorativa nei villaggi turistici, i due hanno intensificato il rapporto con l’hip hop, conquistando il pubblico, tramite vari successi ottenuti nelle battle di freestyle.
Nerone e Clementino, con Radici ribadiscono la loro abilità tecnica e di scrittura, esaltata dall’argomento del brano in cui raccontano la loro provenienza, dedicando i versi alle proprie città di origine e alle storie del loro passato. Radici è un buon brano rap decisamente intimo, ma non credo sia destinato a lasciare il segno.




6 a Già lo Sai di Hermit. Sonorità pop punk fanno da tappeto sonoro a un brano in cui Hermit parla di amore attraverso un’analogia, tra il sentimento provato per la musica e per una donna, una riflessione sui mezzi di cui ci serviamo per conquistare un obiettivo (o una persona desiderata) e su come questi abbiano un peso sull’amore stesso che andiamo a costruire. Quello che mi ha colpita, oltre al mood e alla base, è che questa frase presente nel ritornello “già lo sai che non è spacchi se firmi il contratto”, che è originale se viene detta da un ragazzo che ha da poco firmato per Island Records.

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