Freddie Mercury non voleva diventare una rockstar, ma una leggenda. E ci è riuscito.

Il 24 novembre 1991 ci lasciava Freddie Mercury, il leggendario frontman dei Queen.

Lui che in vita non ha mai pensato che sarebbe invecchiato, tanto che nel 1987 ha detto “sarebbe così noioso essere un settantenne, ho vissuto una vita piena, e anche se morissi domani, non me ne fregherebbe niente“, è morto di AIDS a soli 45 anni.


Non diventerò una rock star. Diventerò una leggenda” diceva Freddie Mercury e lo è diventato. Era capace di pronunciare parole tristi, profonde e avvicinarle a performance devastanti ed energiche, dove il suo carisma riusciva a surclassare tutto. CARISMA, GLAMOUR, MODA E VOCE. Quella voce che la comunità scientifica ha descritto come una forza della natura con la velocità di un uragano. Una voce straordinaria, in grado di coprire quattro ottave, di una potenza fuori dal comune, tanto che riprodurre le sue canzoni è una vera e propria impresa per chiunque. Un talento fuori dal comune e un’icona che con il suo carisma e la sua esuberanza ha influenzato e non poco le generazioni future sia a livello musicale, che di stile.

Lui diceva: “se devi fare una cosa, falla con stile” e di stile ne aveva da vendere. Freddie si esprimeva, oltre che con la sua musica, con look esagerati, a volte eccentrici, sopra le righe, perché per lui ogni concerto era una sfilata di moda e la moda ancora oggi gli rende omaggio.

Sul palco alternava tutine aderenti, tutine con pailettes, a giacche in pelle con spalline oversize e frange, gonna in pelle, top rosa e enormi orecchini a disco, come nel video della canzone I want to break free.

I suoi look, da quelli più sofisticati e teatrali, a quelli semplice con jeans chiari e canottiera bianca e torace in vista, li ritroviamo nelle collezioni di diversi stilisti proprio oggi. Balmain, Faith Connexion, Redemption e AMIRI hanno portato in passerella chiari riferimenti alle giacche di Mercury con spalline over e décor preziosi.
Saint Laurent si è ispirato al torace a vista glitterato, Moschino e Vivienne Westwood hanno rivisitato le mantelle e le tute aderenti.



Un artista in grado di rompere gli schemi, di esagerare, di farsi precursore di quello che oggi chiamiamo genderless, un’icona gay e la voce di tutte le persone che come lui si sono ammalate di AIDS.
È in grado ancora oggi di dettare moda e tendenze perché aveva un’attitudine che eguagliava la sua stessa voce.

Amava l’arte in ogni sua forma. Collezionava dipinti, aveva un Picasso in bagno e diceva “devo essere circondato da qualcosa, anche se si tratta solo di un oggetto d’arte. Così, colleziono molto, e tutta la mia casa è piena di belle opere d’arte e di antiquariato giapponesi”.
L’arte che ispirava le sue canzoni. Dopo aver visto un dipinto di Richard Dadd, ha scritto la canzone The Fairy Feller’s Master-Stroke e ha detto “ho cercato di mettere in parole e musica questo meraviglioso dipinto vittoriano”.
Ha disegnato l’iconico logo dei Queen, basandosi sui segni zodiacali di ognuno dei membri del gruppo: il cancro per Brian May, rappresentato qui da un granchio, i leoni per Joger e John, e le due ninfe per il segno zodiacale della vergine per se stesso.



Era sicuramente anche una persona bizzarra. Amava i gatti, ne aveva otto e durante i suoi viaggi li chiamava per telefono, chiedendo a qualcuno di poter avvicinare la cornetta al loro orecchio in modo tale che lo ascoltassero. Gli piaceva cantare nudo per contrastare i problemi legati alle sue corde vocali.
Usava il pianoforte come testa del proprio letto e così ha imparato a suonare da sdraiato e al contrario, nel caso in cui l’ispirazione gli fosse arrivata mentre dormiva. Si annoiava durante gli assoli di chitarra di Brian May, che a volte superavano i dieci minuti e durante un assolo, Freddie disse: “per l’amor di Dio! Andiamoo a fare shopping e usciamo di qui!“.
E come ogni rockstar che si rispetti, era famosissimo per le sue feste in grande stile. Serate piene di eccessi, frequentate da ospiti di un certo calibro, come Paul McCartney e David Bowie.



Freddie Mercury è una vera e propria leggenda senza tempo, un artista con la A maiuscola, in grado di unire voce, talento, arte, moda e ribellione.

Dovremmo pensare più spesso ad artisti come lui, soprattutto quando ci facciamo abbagliare da personaggi senza arte né parte con grossi numeri e nient’altro e abbiamo il coraggio di chiamarli artisti.

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