L’arresto di Sayanbull, Refice & co: questo non è rap, è violenza punto e basta

Tutto quello che scrivi verrà screenshottato contro di te e tutto quello che filmi verrà usato per arrestarti.
È esattamente quello che è successo a Manuel Parrini, Tiziano Barilotti, Alex Refice, detto Sayanbull e Omar Lunga Nguale, che dopo aver aggredito (tra gli altri Gallagher) e aver pubblicato il video sui social, sono stati arrestati dalla Digos.

Non solo, ad aprile, Refice colpì con un calcio in testa un passante, di origini straniera, lasciandolo a terra.

Ti ricordi che casino è successo quando Social Boom ha pubblicato il video del pestaggio a Gallagher? E Fedez che era intervenuto per chiedere a YouTube di rimuovere quel tipo di contenuti?
Ora Parrini & Co. rischiano 7 mesi di carcere e hanno avuto il loro momento di notorietà.

Ovviamente, questa mattina si è parlato di loro su Rai 1 a Storie Italiane e ovviamente, trattandosi della tv italiana, gli opinionisti hanno iniziato a puntare il dito contro la trap.
Ma quale trap? Questi sono delinquenti punto e basta. La musica non c’entra niente, che poi musica…. Possiamo definire musica quello che fanno?

Una cosa è certa, se parliamo di trap e di gang, si sono calati nella parte della imitiamo gli americani.

Che pagina davvero triste, perché qui non si parla di musica, di trap o rap o altro, si parla solo di violenza fine a se stessa e di razzismo, cosa che con il rap non c’entra niente.

A tingersi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, è stata l’aggressione avvenuta ad aprile, quando Refice e Parrini, mentre erano in strada, si sono scagliati improvvisamente e senza alcun motivo su un passante, un cittadino di origini extracomunitarie, anche in questo caso mandando in scena un copione di violenza brutale, lasciando la vittima a terra priva di sensi. L’episodio è stato poi postato su Instagram dai due, dileggiando tra l’altro la stessa vittima col commento “questo è un uomo” e poi aggiungendo “wasted” (sprecato).

E questo non è rap. È violenza punto e basta.

Riassumendo, i  reati che vengono contestati ai quattro sono sequestro di persona, violenza privata, propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.
 

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