La pagella delle uscite settimanali

7 a Yang di Highsnob. È il compimento dell’Ep Yin uscito lo scorso anno. C’è però una grande novità che riguarda Yang: è di fatto il primo disco che Highsnob pubblica con una major, Sony. Un’altra novità invece riguarda la scrittura, che sembra essersi particolarmente affinata ed evoluta in questo ultimo lavoro. Manca quell’Highsnob “cattivo” e dirompente con le barre, le più stronze, se vogliamo del suo repertorio che in tanti abbiamo apprezzato nel corso degli anni. Troviamo un mix tra influenze rap classiche e contemporanee, Mike spazia con destrezza tra flow ritmico e melodico e ha una scrittura con un approccio esplicito ma anche riflessivo e sentimentale. Le sonorità dei suoi brani, inoltre, valorizzando varie sfumature dell’hip hop, possono prendere le fattezze di accurate urban ballad e si inseriscono nel filone cloud rap, sempre più quotato anche in Italia. Se Yin in un certo senso sembrava più cupo e quasi scritto per se stesso come valvola di sfogo, Yang svela il lato più leggero e positivo dell’artista, ma ovviamente non mancano riflessioni e riferimenti più cupi. Sicuramente non è il disco della vita per tanti aspetti, ma denota una crescita stilistica, artistica e musicale di Highsnob.



8 a L’ultimo a morire di Speranza. Si dice che la speranza sia l’ultima a morire e Speranza è l’ultimo a morire. Il primo disco ufficiale di Speranza è una vera e propria mina. È un disco che ti arriva dritto dentro, ti cattura, ti fa incazzare, e ti dà la carica. Un disco che non ruota sui soliti quattro o cinque argomenti che siamo soliti ascoltare, ma che parla di esperienze di vita vissuta in povertà, nei rioni francesi e casertani. È l’incrocio di diverse culture e suoni differenti, è la realtà più vera e cruda che abbiamo sentito negli ultimi tempi e soprattutto è raccontata in modo talmente duro, brutale e realistico, sia nei testi che nei suoni che non puoi testarne indifferente.
L’ultimo a morire è un disco variegato sia dal punto di vista dei temi affrontati che dei toni, e che sicuramente trova nel vissuto di Speranza il suo leit motiv, ma mostra altre sfaccettature della sua personalità. Non è solo duro e aggressivo o incazzato, ma mostra dietro questa facciata i suoi sentimenti, un po’ come dice in Iris “non parlo d’amore, ma di rancore, un sentimento molto più profondo“.



5 Giovane Rondo di Rondodasosa. L’Ep di Rondodasosa si compone di sole sette tracce (per fortuna) e l’andazzo è più o meno sempre lo stesso: ero povero, lavoravo da McDonald’s e ora ce l’ho fatta. Che poi avercela fatta è un’altra cosa… In queste sette tracce troviamo Storytelling personale, energia e fame di prendersi tutto componenti principali. Non suona male, ma alcune tracce sono davvero pessime, come Trap che ha un flow davvero fastidioso. Sembra un po’ tutto scopiazzato dagli USA e dalla Francia e portato in Italia quasi come un copia incolla.



7 a Mentre nessuno guarda di Mecna. Ovviamente quando parliamo di Mecna abbiamo una certezza: la sua capacità di scrittura, che spesso lo allontana dalla figura di rapper e lo avvicina a quella di cantautore. Quindi, dal punto di vista dei testi, in Mentre nessuno guarda troviamo davvero un’eccellenza e un porto sicuro. Mecna è abile nel raccontare immagini e emozioni, nello scavare dentro e portarci testi intensi, interiori e malinconici. Ovviamente devi apprezzare questo stile per comprenderlo e spesso può risultare pesante, ma indubbiamente sa scrivere molto bene. In questo lavoro, se da una parte abbiamo la sicurezza dei suoi testi, dall’altra troviamo un upgrade dal punto di vista sonoro, che spazia brani più classici hip hop, a sonorità R&B e dance. Storci magari un po’ il naso nel sentire un pezzo ballabile come Vivere con Izi o Tutto Ok con Fra Quintale, ma rientri nel mood Mecna con Alibi con Madame e Ho guardato un’altra. La nota un po’ stonata è data Punto Debole con Guè Pequeno e il fatto che, nonostante il tappeto sonoro sia vario, ci ritroviamo sempre a sentir parlare di storie d’amore, sebbene con sfaccettature diverse. Il brano sicuramente migliore di tutto l’album è Scusa, davvero intenso e toccante.



6 a Totem di En?gma. Posso dire che mi aspettavo di più da En?gma? Ma molto di più! Per questo dò 6, non di certo perché Totem non sia un buon lavoro, ma sicuramente lo trovo mediocre rispetto alle capacità di En?gma. Sicuramente, essendo il primo di altri capitoli, bisogna aspettare di sentire il seguito per potersi fare un’idea completa, ma è come quando guardi una serie tv, se le prime puntate della prima stagione non ti travolgono, fatichi a guardare il seguito, nonostante sai benissimo che il regista è un grande e hai apprezzato e amato tutti i suoi lavori precedenti. Ecco, Totem è esattamente questo. Totem è estremamente variegato dal punto di vista sonoro, si arriva addirittura a sfiorare la hause e su un tappeto sonoro così ampio in così poche tracce troviamo En?gma che spazia tra parti melodiche, parti grintose e parti quasi arrabbiate. Questa varietà, in sole 5 tracce, confonde ed è per questo che bisogna aspettare i capitoli successivi per avere un quadro più completo.



6 e 1/2 a Fresh Kill di Metal Carter. È decisamente un album figlio della strada e della borgata romana di Primavalle dove l’artista è cresciuto. Nei testi troviamo sia immagini che ci riportano a suggestioni cinematografiche provenienti dalla passione di Metal Carter per le pellicole b movie, sia riferimenti alle tematiche, all’estetica e alle sonorità del mondo metal, tipico della sua discografia. Esattamente come il concentrato di violenza e soggetti crudi, altro aspetto tipico della discografia di Metal Carter, che anche in questo disco si destreggia tra street rap, gangsta e death rap. Quello che è sicuramente l’elemento di novità è la produzione che si discosta dai lavori precedenti di Metal Carter, nonostante persista il mood epic/banger che ha attraversato la maggior parte dei suoi ultimi lavori.
Fresh Kill si compone di tredici tracce prodotte da Akira Beats e diversi featuring che appartengono a epoche e generi diversi, come Esa, Danno, Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti e Young Signorino.
Fresh Kill è esattamente il disco che ti aspetti da Metal Carter: crudo, esplicito e brutale, ma emerge anche la sua vena più umana, ovvero il senso di giustizia universale e la narrazione della violenza come difesa e sfiducia verso la società. In sostanza è un buon lavoro, ma non è niente di diverso dai suoi precedenti.




Tra le varie uscite della settimana (che trovi qui), ti segnalo Blanco e la sua Ladro di Fiori.

Blanco è la giovanissima rivelazione di Island Records, che con il suo ultimo singolo, “Notti In Bianco”, ha attirato la curiosità della stampa e l’apprezzamento di diversi artisti della scena, dominando per settimane la classifica Viral Italia di Spotify e totalizzando oltre un milione di stream.
È una sorta di diamante grezzo che sta gradualmente disvelando le sfaccettature del proprio progetto. Ha uno stile difficilmente inquadrabile, in cui le linee melodiche accattivanti, cantate con l’aggressività e l’emotività dell’adolescenza, convivono con una sensibilità autentica e trasparente. L’immaginario sguaiato e disordinato che circonda Blanco è fatto di contrasti: da una parte un’attitudine punk, cruda, provocatoria, dall’altra il romanticismo di un giovane ragazzo, vissuto e raccontato senza sovrastrutture e con grande istintività.
In Ladro di Fiori, il suo ultimo singolo, ritroviamo tutte le anime di Blanco, racchiuse in un brano che racconta l’amore nei confronti della ragazza per la quale l’artista ha iniziato a fare musica. Il singolo riesce a scardinare i canoni tradizionali del brano d’amore grazie all’originalità e all’approccio estremamente personale di Blanco e alle strumentali curate da Michelangelo.

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