Back in the days: Pop-hoolista, Fedez

Il 30 settembre 2014 usciva Pop-hoolista, il quarto disco di Fedez, che ha debuttato al primo posto della Classifica Fimi, è stato certificato disco di platino dopo solo una settimana e ad oggi conta ben 4 dischi di platino. Sti cazzi, oserei dire, per un album del genere. È forse il più completo della sua discografia, nel quale troviamo tre lati della sua sfera artistica e forse anche personale: il Fedez romantico, il Fedez ironico e il Fedez incazzato.



Per contestualizzare il disco dobbiamo però fare un passo indietro e tornare nel 2014. Quell’anno Fedez ha fatto il suo debutto come giudice di X Factor, ha scritto la tanto contestata Non sono partito e ha avuto parecchi dissidi con diversi personaggi pubblici. Dissidi che ovviamente non lo hanno fermato dall’andare dritto come un treno nelle 20 tracce che compongono Pop-hoolista.

Di questo disco saltano subito all’occhio i titoli delle tracce, che sono stati creati unendo parole di diversa sfera semantica fino ad ottenere delle assonanze ironiche come Veleno per topic il primo singolo estratto, del quale si è parlato tantissimo soprattutto per il dissing a Paola Zukar.

Per presentare il singolo, Fedez ha scritto: “Dedicato ai gossipari, ai mestruati, ai critici che osservano la battaglia da lontano ma non si sporcano mai le mani e al massimo si sporcano la lingua. Dedicato ai viscidi e agli sciacalli. Dedicato alle sanguisughe della discografia pronte a spolpare gli artisti fino al midollo. Salvo poi nascondersi dietro alla magica cultura dell’hip-hop che sempre veglia su di noi! Non mi è mai piaciuto nascondermi dietro un dito, figuriamoci dietro un microfono. Da tre anni continuo a sorbirmi insulti gratuiti alle spalle. Ma adesso, è arrivato il momento di guardarci in faccia, visto che io ce la metto sempre a differenza di tanti. L’unico nome da fare l’ho fatto. Qua non c’è spazio per libere interpretazioni da gossip rap. Dedicato agli ipocriti, a chi rimesta nel torbido e a chi specula sui malintesi“.

C’era solo un nome da fare, ovvero quello di Paola Zukar, manager di Fabri Fibra, Marracash e Clementino e Fedez lo ha fatto: “sono il manager di me stesso, non sono una sanguiZukar”. Da lì sono state costruite le più disparate teorie, si è detto che Fedez abbia dissato Fibra, Marracash e addirittura Ghali. Insomma, nonostante Fedez nella traccia avesse chiaramente detto “non c’è spazio per libere interpretazioni da gossip” , è stato scritto di tutto.

Nel brano, un altro oggetto di gossip è stata sicuramente la rima “puristi del rap voi non siete il club, siete turisti del rap, siete il club med”, riferita ai Club Dogo e a Noi siamo il club. In molti hanno letto un altro dissing, ma non è un dissing, dal momento che Jake La Furia compare nel videoclip.



Tornando al disco, Fedez in Pop-hoolista ha sicuramente fatto una crescita importante dal punto di vista della scrittura, della composizione e del suono. Nonostante ci siano brani, come Magnifico, che virano verso il pop, troviamo una schiettezza, un’ironia e un’irriverenza senza pari.
Attacca la Chiesa in Cardinal Chic, la tv spazzatura e Barbara D’Urso in Non c’è due senza trash, la società in cui viviamo in Generazione Boh e Vivere in campagna pubblicitaria e lo fa in modo diretto, pungente, credibile e soprattutto senza filtro.
E poi, come dicevo prima, c’è ampio spazio anche per le ballate più romantiche, come Magnifico con Francesca Michelin, L’amore Eternit con Noemi, Pop-Hoolista con Elisa, che è a tutti gli effetti una ballata nella quale Fedez prende di mira e racconta l’italiano medio e l’Italia e L’hai voluto tu, dove Fedez mette sul piatto senza filtri le luci e le ombre del successo, che si possono racchiudere in questa frase “è pericoloso spegnere le luci della ribalta se hai paura del buio“.



Perché Pop-hoolista è un disco che è piaciuto così tanto? Perché nel suo essere versatile, nel saper abbracciare diversi generi musicali, emerge la sua autenticità. Fedez è diretto, nel bene e nel male, nella traccia più pop, in quella più incazzata e in quella più ironica e questo, nonostante avrebbe potuto essere un’arma a doppio taglio, ha premiato.
La sincerità e il coraggio, anche a livello musicale, hanno vinto.

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