Renato Zero su Achille Lauro: “io con le piume non giocavo a fare il clown”

È diverso tempo che la stampa accosta il nome di Achille Lauro a quello di Renato Zero. In molti infatti lo hanno spesso designato come il suo erede. Più per l’eccentricità del look, per la scelta di portare sul palco abiti pomposi con piume, paillettes, pizzi, merletti, scarpe con tacco, make up vistoso e quella rappresentazione di gender fluid. Già durante l’ultimo Festival di Sanremo, c’è stato chi, tra i giornalisti, ha fatto notare che sì, Lauro ha indubbiamente un look teatrale, ma a differenza di Renato Zero manca di voce e che un look senza voce resta solo un look.



Ora, Renato Zero, che il 30 settembre festeggia il compleanno con l’uscita di un nuovo disco Zerosettanta vol. 3, decide di prendere le distanze da quello che per troppo tempo è stato designato come suo erede.

Intervistato dal Corriere della Sera, alla domanda su Achille Lauro, Renato Zero dichiara: “Io con le piume non giocavo a fare il clown.
Lui riesce ad affermarsi con poca spesa, io mi sono fatto un mazzo così, ma lungi da me giudicare. Io amo tutti quelli che fanno questo lavoro a patto che non prendano per il culo il pubblico. Quando ho iniziato io dovevano sgomberare le piste dei locali, non c’erano palcoscenici. Sfollavano la pista da ballo e io cantavo con solo un revox, nella mia nudità coperta di piume. Non giocavo a fare il clown della situazione, io cantavo le problematiche della periferia, della borgata della gente emarginata”.



Achille Lauro fa sapere, tramite il suo ufficio stampa, (che è lo stesso di Zero), che “è anche grazie a Renato Zero che quello che faccio oggi è così apprezzato dalle generazioni più grandi. Sono cresciuto con il manifesto di libertà di Il triangolo, no come tutti i miei coetanei, ma ancora di più sono rimasto folgorato nel rivedere l’esibizione quasi metafisica di Spalle al muro al Festival di Sanremo del ’91. Un brano profondo, struggente, uno dei pochi brani italiani che riesce a metterti davanti al vero significato di fare i conti con il tempo che passa“.



Ma Achille Lauro non è Renato Zero e non ha mai detto di volerlo essere, al contrario sono stati i giornalisti a portare questa similitudine. Il motivo? I travestimenti. C’è però differenza a indossare una tutina sul palco dell’Ariston nel 2020 e a farlo negli anni ’70. Quello era coraggio, ma non il coraggio di essere un simbolo, era al contrario il coraggio di essere se stessi. E le critiche e i fischi sono stati ben più numerosi e forti di quelli che avrebbe potuto ricevere Lauro oggi.

Certo, non è colpa di Lauro se vive in quest’epoca e non in un’altra, ma i travestimenti di Renato Zero hanno fatto, non solo la storia della musica italiana e del costume, ma anche la storia di un artista che ha rotto gli schemi e che ha rivoluzionato il modo di fare spettacolo. E soprattutto dietro le tutine, le canzoni dissacranti, i boa e lo show di Renato Zero c’era la sua verità, non era solo spettacolo, travestimento e abiti di scena, c’era molto di più. Renato Zero non ha mai avuto bisogno di spiegare un simbolo, un travestimento o un’esibizione perché il suo linguaggio era universale, Achille Lauro invece spiega dettagliatamente ogni suo travestimento, mentre Renato Zero li interpretava. Questa è una differenza sostanziale. Se ci si ferma solo al look, si può dire che Achille Lauro sia l’erede di Renato Zero, ma non è così, è una cosa a parte.

Quando Renato Zero ha amareggiato con un boa di peluche sul palco ha mandato in tilt il pubblico, quando Lauro ha dato un bacio a stampo a Boss Doms è sembrato solo una macchietta, se lo paragoniamo a Zero.



Achille Lauro gioca con i travestimenti e con l’ambiguità sessuale, l’ha sempre fatto, da quando faceva ancora parte della scena rap e di Roccia Music e indossava la parrucca rosa e gli accessori da donna, che poi sono diventati una moda. Sicuramente a lui va il merito di aver portato un cambiamento e una rivoluzione sostanziale nell’ambiente rap, da sempre maschilista e macho.
Non crea quindi stupore il fatto che Renato Zero non lo riconosca come erede, nonostante risulti sterile l’affermazione “io cantavo le problematiche della periferia” perché anche Achille Lauro lo faceva, almeno fino a Ragazzi Madre.

È comunque una grandissima utopia e una stupidità arrivare a paragonare Renato Zero e Achille Lauro e i loro travestimenti. Sono due artisti nettamente diversi, che fanno musica diversa, in epoche diverse. Sicuramente Lauro è figlio in un certo senso di quanto è stato fatto a suo tempo da Renato Zero, o David Bowie, o Michael Jackson, Freddy Mercury e via dicendo, ma è come paragonare la pasta con la pizza, hanno sì un qualcosa in comune, ma sono due alimenti diversi.

Ovviamente la polemica “Renato Zero contro Achille Lauro” è arrivata già nei salotti televisivi che non perdono tempo a denigrare Lauro e osannare Renato Zero. La solita storia all’italiana del “il passato è meglio del presente” e perché no “il rap e la trap istigano alla violenza e all’uso di droghe”. Ah, perché la musica degli anni ’70 non era così…

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