Boro Boro: “non si muore di covid, ma di fame”

Boro Boro in questi mesi dove ha vissuto? Sulla luna? Non ha sentito parlare di una pandemia? Di persone intubate, morti, terapie intensive intasate, lockdown? Stando a quanto ha scritto sul suo profilo Facebook “non si muore di covid, ma di fame“, oltre a dimostrare di avere QI pari allo zero cosmico, sembra che negli ultimi mesi abbia vissuto altrove, sicuramente su un altro pianeta.

 

 

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Sono morte più di 35 mila persone in Italia e di covid non si muore? Vallo a dire a chi ha perso un genitore, un nonno, uno zio, un figlio. Ma Boro Boro prosegue “chi si lamenta che in Italia è tutto aperto vuole solo ammazzarci”. Perché tu lavori con la musica, giusto? Ok rispolveriamo l’hashtag #IOLAVOROCONLAMUSICA proprio ora che grazie alle capre e al “di covid non si muore” hanno chiuso le discoteche.
Potevano fare altrimenti? Per mesi ci avete rotto i coglioni con #IORESTOACASA e i covid freestyle ricchi di belle parole e buoni propositi. Le vostre stories in cui dicevate ai fan “mi raccomando state a casa” e poi una volta che la normalità di tutti ha ricominciato a prendere piede, è come se avessero aperto le gabbie degli imbecilli.

A turno gli artisti sono saliti sui palchi in questi mesi estivi, ovviamente non tutti, alcuni hanno avuto il buonsenso di evitare e fermarsi. Altri, complici i loro management e i locali che non hanno saputo rinunciare a due spicci in più, hanno ammassato ogni sera da nord a sud migliaia di ragazzi nelle discoteche, perché in fondo di covid non si muore, ma di fame sì.

 

Eccoli, Paky, Lazza, Fred De Palma, Shiva nelle foto della pagina Instagram Io sono Anthem:

 

 


E ora vogliamo dire che il governo ha sbagliato a chiudere le discoteche? Vogliamo ricominciare a piagnucolare con #IOLAVOROCONLAMUSICA? Perché l’opportunità di vivere bene tutti, svagarci, divertirci seguendo le regole l’abbiamo avuta, ma è stata buttata nel cesso. E davanti a quelle immagini tutti zitti. Mi raccomando. Nessuno di quelli del #IORESTOACASA ha battuto ciglio. Ora però, non sono loro (locali e artisti) che hanno fatto scatenare la chiusura, ma chi non vuole vedere gente ammassata, perché ovviamente di covid non si muore.

Ma questi artisti esattamente cos’hanno nel cervello? E soprattutto perché non esiste una persona del loro team che li blocca dal scrivere stronzate? Ovviamente non ce l’ho con Boro Boro e ok che l’ha scritto sul suo profilo privato, ma è una cazzata. Si muore sia di covid che di fame, è un circolo vizioso, e per non morire nè di uno nè dell’altro basterebbe attenersi alle regole. Tutti. Peccato però che Boro Boro, sul suo profilo privato scrive “chi si lamenta che in Italia è tutto aperto vuole solo ammazzarci. Non si muore di covid, ma di fame” e su quello pubblico “sono dell’idea che sia giusto chiudere per fermare questa brutta epidemia“. Ma come? Di covid non si muore solo per gli amici intimi? E di facciata è giusto chiudere tutto? La coerenza è sempre una virtù preziosa….

 

 

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Ora tornate a piagnucolare con #IOLAVOROCONLAMUSICA, aspettiamo il nuovo lockdown, i nuovi covid freestyle e i nuovi messaggi perbenisti alla #IORESTOACASA. Vi aspettiamo, a braccia aperte.

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