Perché gli album discografici si chiamano album?

Siamo abituati a usare la parola album per indicare l’uscita di un disco, ma perché gli album si chiamano album? E quando è nato il primo album discografico?
Un concept album è un album discografico in cui tutte le canzoni contribuiscono a dare un significato nel loro insieme, spesso ruotando attorno a un unico tema o sviluppando una storia che può essere strumentale, compositiva o lirica. Questo ovviamente vale per tutti i generi musicali, ma possiamo parlare di album discografici a partire dagli anni ’40 in poi.
La diatriba su chi sia stato il primo artista a pubblicare un album è abbastanza complessa e tortuosa, tuttavia si fa risalire questo concetto a
Frank Sinatra che pubblicò una serie di album con brani legati per tematiche, come In the Wee Small Hours (1955) and Frank Sinatra Sings for Only the Lonely (1958) ed è considerato uno degli inventori del concept album a partire da The Voice of Frank Sinatra (1946). Sinatra metteva in sequenza le canzoni in modo che le liriche creassero un flusso traccia dopo traccia, offrendo l’impressione di una narrazione, come nel musical o nell’opera. Fu il primo cantante di popular music ad apportare una consapevole attitudine artistica nella registrazione.
Anche Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band  dei Beatles (marzo 1967) è considerato come il primo concept album della storia, e secondo la critica e gli studiosi di storia della musica è  l’album che più di tutti contribuì a diffondere l’idea di concept album nella musica popolare, nel quale i membri del gruppo decisero di assumere delle personalità fittizie immedesimandosi con la “Banda dei Cuori Solitari del Sergente Pepper”.

 

E in Italia?

Il primo concept album della storia della musica italiana è Diario di una sedicenne, inciso da Donatella Moretti nel 1964 (scritto interamente da Loredana Ognibene), che racconta la vita e gli amori di una ragazza adolescente.

 

E il rap?

Sappiamo che il primo pezzo rap pubblicato nella storia è King Tim III (Personality Jock) dei Fatback Band, un gruppo funk che cercava in un pezzo rappato una scossa stilistica. Ma loro, quel pezzo, l’avevano fatto uscire solo come curiosità nel lato B del vero singolo e poche settimane dopo la sua uscita Rapper’s Delight era pronto a rubare la scena.

Uscito il 16 Settembre del 1979 per la Sugarhill Records, venne prodotto dall’ex cantante di successo e titolare della stessa etichetta Sylvia Robinson spesso definita “la mamma dell’Hip Hop” o “la madre del rap”.
Fino a quel momento, il rap, non era stato preso in considerazione dalle etichette discografiche, e viveva grazie al passaparola e alle musicassette clandestine che giravano tra i ragazzi di New York.
Il brano venne registrato in tre giorni e come base venne usato il campionamento, senza permessi iniziali, che vennero concessi solo dopo il successo del pezzo, di “Good Times“, il nuovo singolo degli Chic, un gruppo funk statunitense, che stava iniziando la sua ascesa in quei giorni su tutte le stazioni radiofoniche internazionali.

Il primo album in studio della storia del rap è Sugarhill Gang della Sugarhill Gang uscito nel 1980.

 

Ovviamente c’è differenza tra concept album e album in studio, che non è nient’altro che un album discografico contenente brani incisi in sala di registrazione; se i brani non sono inediti l’album si definisce compilation.

 

In Italia il primo album in studio di rap italiano viene considerato Jovanotti for President di Jovanotti, uscito nel 1987.

Nel 1990, invece, il collettivo romano onda rossa posse incide il primo disco in vinile di rap italiano che contiene il singolo “batti il tuo tempo”. Il secondo gruppo ad incidere un disco di rap in italiano sono stati gli “isola posse all stars” di Deda, Treble, Speaker Dee Mo e Ghosper D che si fanno conoscere grazie al brano singolo “Stop Al Panico”.

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