Massimo Pericolo nel video di Beretta aveva predetto tutto?

L’Italia è proprio un Paese fantastico. Poeti, spacciatori, santi e mignotte e l’ipocrisia dove la metti? E certo perché ora l’indignazione della Polizia di Stato è rivolta, non verso i carabinieri Piacenza che in caserma organizzavano orge, spaccio, estorsioni e chi più ne ha più metta, ma verso il video di Beretta di Massimo Pericolo. E certo, sono questi i problemi più importanti nella vita, sono questi i gesti che macchiano l’onore e l’immagine delle forze dell’ordine, mica i poliziotti corrotti.
Eppure il video di Beretta, uscito poco prima che scoppiasse il caso di Piacenza, suona come profezia.
Ho riflettuto che la polizia è più G di qualsiasi rapper, tutto ciò che dico nella canzone potrebbe essere un ego trip di un poliziotto corrotto, che ha un rispetto basato sulla paura, ha sempre la pistola carica, può sequestrare la droga, ha il potere ecc.. I giovani non lo supportano, ma lui non ne ha bisogno perché ha la legge dalla sua parte“. Ha spiegato Massimo Pericolo che nel video veste i panni di un poliziotto corrotto. Proprio come i carabinieri di Piacenza. Hai presente la vicenda, no?
Riviviamola insieme, perché neanche nell’immaginario più fervido di Massimo Pericolo potevamo trovare vicende del genere.

 

Durante il lockdown i carabinieri, che hanno iniziato la loro attività a delinquere nel 2017, curavano l’approvvigionamento e la custodia delle droghe, tenevano i contatti con gli spacciatori e svolgevano attività di staffetta per conto loro di modo che non mancasse la disponibilità di sostanze e Piacenza. A volte si procuravano gli stupefacenti direttamente dai sequestri. “Uagliò, la devi far sparire quanto prima,” dice un militare intercettato, “un chilo e mezzo gli ho trovato, il resto l’ho sequestrata, questa qua buona l’ho tenuta. Ho fatto un colpo della madonna.”
In un’altra conversazione, un carabiniere si vanta di aver fatto “un’associazione a delinquere” a forma di piramide: “Sopra ci stiamo io, tu e lui, ok? Siamo irraggiungibili, ok? A noi non ci deve cagare nessuno.”

 

Di fatto i reati contestati sono davvero tanti: traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, ricettazione, abuso d’ufficio, falsità ideologica, truffa ai danni dello Stato, violenza privata, arresti illegali e tortura.
E questo va bene in un Paese ipocrita, ma il video di Beretta no. E no, quello no, quello mette in cattiva luce le forze dell’ordine, che ci pensano già da sole a mettersi in cattiva luce.
Certo le mele marce ci sono ovunque e non bisogna fare di tutta l’erba un fascio, ma davvero la Polizia di Stato deve preoccuparsi di un video rap? Un video, che esattamente come un film, racconta una storia, una trama, inventata e che trova purtroppo la sua espressione nella realtà dei fatti avvenuti a Piacenza.

 

Ma ovviamente la Polizia di Stato vede nel video di Massimo Pericolo un vilipendio e in una nota dichiara: “In un periodo storico che presenta difficoltà senza precedenti, l’accostamento della nostra uniforme a messaggi di violenza, arroganza e volgarità, rappresenta un insulto che offende non solo l’Istituzione ma, soprattutto, le donne e gli uomini della polizia che ogni giorno lavorano per il bene della collettività. Auspichiamo che la magistratura possa in tempi rapidi disporre la rimozione del video e ci auguriamo che chi ha prodotto e diffuso il video in questione possa essere chiamato a risponderne anche in sede civile per il danno di immagine arrecato“.

 

Il danno di immagine non se lo sono già fatti da soli?

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