La pagella delle uscite settimanali

7 a Mr. Fini di Guè Pequeno. Che dire, ho letto commenti e opinioni contrastanti su questo disco che tanto era atteso e che non ha soddisfatto le aspettative di molti. Alcuni hanno addirittura commentato “Guè è finito”, eppure anche Vero subito dopo la sua uscita non era stato apprezzato al massimo, e ora è un culto. E che dire di Gentleman o Sinatra? Ok, in Sinatra aveva pisciato un po’ fuori dal vaso provando a fare quella cosa per ragazzini della serie “il traphone me lo porto a scuola” e quindi le critiche ci stavano tutte. Questa volta però Guè ha fatto esattamente come gli andava di fare. Ha fatto un disco che per capirlo e apprezzarlo ci vuole un po’, forse per un pubblico più ampio e sicuramente lontano dai borselli e dai trap phone. Guè parla sempre degli stessi argomenti? Sì, lo ha sempre fatto, non è una novità, perché stupirsi ora. Mr. Fini è un album cinematografico e lo dice lo stesso Guè “la mia vita è un film che non è mai uscito” e da grande appassionato di cinema, ci propone un lavoro che sembra essere un insime di frame cinematografici ed evocativi. E qui c’è tutto: la strafottenza e il suo essere spocchioso, ma anche la sua vulnerabilità, i soldi, la droga, il sesso, le donne, l’ironia, l’ego-trip e la malinconia, luci e ombre. Sentimenti e immagini che si susseguono nelle 17 tracce che compongono Mr. Fini e che dal punto di vista sonoro vengono accompagnate da produzioni di alto livello, che spaziano dal rap old school, alla trap, al pop, reggaeton e persino reggae.
È un disco completo. Un disco alla Guè Pequeno, senza tormentoni, senza quelle hit alla Tuta di felpa o Mimmo flow che ti entrano in testa al primo ascolto, è un disco a tratti spocchioso sì, ma decisamente meno tamarro.

 

 

 

 

8 a Banzai (Lato Blu) di Frah Quintale. A tre anni di distanza dal suo ultimo disco, Frah Quintale torna con un progetto che è una sorta di ritorno alle origini, al passato, all’hip hop più conscious senza però perdere la caratteristica di parlare a un pubblico ampio.
Come non si fa ad apprezzare Frah Quintale che a metà di una canzone urla FACCIO SCHIFO?
Il disco, prodotto dal fratello di studio Ceri, con la partecipazione di Bruno Belissimo e Crookers, è un viaggio di ritorno verso se stesso, attraversando la solitudine, la paura, la ricerca della pace e della serenità, e ovviamente l’amore, non sempre felice, anzi spesso doloroso, ma necessario per ritrovarsi. Mai piangersi addosso: in perfetto stile Frah Quintale, il tutto è condito da spensieratezza, ironia e beat accattivanti che non possono non farci ballare. E infatti, dopo aver sperimentato l’urban indie, Frah Quintale apporta un sound fatto di funky, R&B e influenze che cavalcano le sonorità più cool del momento.

 

 


7 a Luce a Milano di Egreen e Memo Remigi. Il brano è nato durante la quarantena e reso possibile grazie alla disponibilità di Memo Remigi, che ha concesso il sample della sua “Innamorati a Milano” del 1965, tra le più note canzoni della tradizione italiana dedicate al capoluogo lombardo. La stessa Luce a Milano è un omaggio dal sapore dolce-amaro a Milano, città che ha adottato sia Egreen, nato in Colombia e cresciuto a Varese, sia Memo Remigi, di origini brianzole.
Luce a Milano è un brano rap introspettivo e malinconico che fa da colonna sonora ideale al periodo di grandi cambiamenti sociali che stiamo vivendo e si sposa alla perfezione con il momento personale di Egreen. La produzione musicale di Nais fonde a un ritmo hip hop incisivo la melodia della nota canzone di Memo Remigi, riuscendo a far convivere con gusto due stili musicali di epoche molto diverse.
Milano e la Lombardia sono state duramente attaccate in queste settimane – dice Egreen. Questa canzone parla della città che mi ha adottato e della sua capacità di rialzare la testa dopo una crisi. La presenza di Memo Remigi è fondamentale: lui è della generazione più colpita da questa situazione e la sua voce dà tutto un altro peso a questo brano”.

 

 

 
6 a Come le storie di Beba. Il brano segna il ritorno di Beba e prosegue il filone iniziato con Roberta, un nuovo territorio in cui l’artista lascia emergere con sempre più chiarezza un lato sensibile e vulnerabile che va a completare e allo stesso tempo far decadere il personaggio. Beba è se stessa e vuole che chi la ascolti la conosca al pari di un amico stretto.
Nel singolo racconta l’agitazione e il disordine che accompagnano una storia d’amore, ritratta sia negli attimi più travolgenti che nelle paure che vi si insidiano. La produzione è stata curata da Rossella Essence, storica producer e dj collaboratrice della rapper torinese.

Con questo ritornello volevo rigirare il vecchio detto “guardare e non toccare” dando una natura provocante al testo che fino a quel momento è completamente incentrato su una storia d’amore appassionata. Il mio obiettivo era accompagnare l’ascoltatore a uno spunto di riflessione sull’epoca in cui viviamo estremamente incentrata sui social dove le relazioni per lo più vengono consumate platonicamente e virtualmente attraverso degli schermi.”

 

 

 

 

 

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