Come si può aiutare concretamente i lavoratori del settore della musica? Fedez dà la soluzione

Come sappiamo il mondo della musica è in crisi e il settore più colpito è sicuramente quello degli eventi. Va da sé che a rimanere senza entrate per parecchi mesi non sono soltanto gli artisti che hanno dovuto dire arrivederci ai guadagni derivanti da concerti, eventi, festival e dj set, ma anche e soprattutto chi opera dietro le quinte. E qui troviamo gestori di locali, tecnici, fonici, operai, addetti alla sicurezza, addetti alle luci e via dicendo, insomma tutte persone che lavorano in questo settore e che sono fermi. La più rosea delle previsioni vede un ritorno al lavoro in autunno, la più pessimistica in primavera/estate 2021. Come faranno queste persone a vivere senza uno stipendio? Da una parte il governo sembra fregarsene di questa grande fetta di lavoratori enormemente colpiti dalla crisi post covid-19, dall’altra il mondo della musica è iniziato ad attivarsi. Come? Innanzitutto Spotify ha messo a disposizione degli artisti un pulsante che possono condividere sul loro profilo Spotify e dal quale gli utenti possono donare per aiutare i lavoratori rimasti colpiti dalla crisi.

 

 

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Ovviamente sono pochissimi gli artisti che hanno aderito e già questo fa pensare. Che senso ha condividere su Instagram gli hashtag #senzamusica e #iolavoroconlamusica e poi avere la possibilità di supportare attivamente i lavoratori del settore tramite i propri profili Spotify e non farlo? E soprattutto che senso ha scendere in piazza Duomo per il flashmob e poi non muovere attivamente neanche un dito? È solo una questione di immagine? Perché mi fa ridere vedere Diodato o Levante che domenica 21 giugno sono andati in piazza Duomo a Milano per supportare la causa #senzamusica e poi andare sui loro profili Spotify e non vedere il bottone “Support COVID-19”. Mi sembra un po’ ipocrita come mossa. Scendo in piazza ma non faccio altro.

 

 

 

 

Nonostante anche gli artisti siano rimasti colpiti da questa crisi, loro sono gli unici che, data la loro esposizione mediatica, possono attivarsi nel concreto. Una soluzione, oltre a quella fornita da Spotify Italia, l’ha data Fedez in una recente intervista con Peter Gomez. È molto semplice: basterebbe che gli artisti, tutti gli artisti, di qualsiasi genere musicale, rinunciassero a una piccola quota garantita che gli viene data dalle agenzie di booking e la mettessero in un fondo a sostegno dei tanti lavoratori del settore musica. La stessa cosa potrebbe essere fatta dalle agenzie di booking stesso. In questo modo, senza hashtag e inutili flashmob, si inizierebbe a fare qualcosa in modo concreto. 

 

 

 

 

Perché allora non viene fatto? Mi dirai, mica tutti hanno i soldi Fedez, certo, ma se le agenzie di booking danno agli artisti una quota garantita indipendentemente dal numero di concerti e live che fanno, perché non rinunciarvi a favore di chi ne ha più bisogno? Per lo stesso motivo per il quale il governo preferisce tassare il popolo al posto di ridurre gli stipendi a senatori e deputati?

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