Come faranno ora i nostri rapper italiani a flexare i soldi in nero?

Mentre l’iniziativa #IoLavoroConLaMusica sta prendendo piede e coinvolgendo artisti provenienti da diversi generi musicali, mi domando due cose:

 

1. Perché alcuni artisti si muovono solo ora che la crisi li colpisce in modo diretto?

 

2. Come faranno a flexare i loro soldi in nero?

 

Sono troppo cattiva? Eh no. Il rap dovrebbe essere anche un genere di protesta sociale, che racconta i disagi e che non parla solo di scoparsi la tua bitch, dei kg spostati e dei soldi flexati. Ora a molti artisti gli stringe il culo, perché la crisi economica che stiamo vivendo post lockdown ha colpito in modo drastico anche il mondo dello spettacolo. Questo significa niente serate, niente eventi, niente djset, niente concerti ergo niente soldi. Sappiamo tutti che la maggior parte del guadagno arriva proprio dai live e dagli sponsor, di certo non dalla vendita dei dischi. E i casi sono due: o hai messo da perte, o sei nella merda. Sappiamo anche che spesso e volentieri buona parte dei guadagni dei live vengono dati in nero, soldi che molti esponenti della scena rap non hanno mai perso occasione di mostrare sui social. È da un po’ che non lo fanno, chissà perché…. Senso del pudore nei confronti delle migliaia di persone che si sono ritrovate senza lavoro e senza soldi per mangiare o mancanza di cash da flexare?

 

Quello che mi fa un po’ tristezza è l’ipocrisia. Sono anni che il nostro Paese è in crisi, anni che imprenditori sono con l’acqua alla gola, anni che assistiamo a suicidi di persone che non sanno come tirare avanti e il rap, che dovrebbe essere il genere musicale che rappresenta la anche la società in cui viviamo, se n’è fregato. Certo, è meglio parlare solo di cannette, donne e collane, ma ora che la crisi riguarda loro e in modo più ampio tutto il mondo dello spettacolo, si sentono parte in causa e abbracciano a piene mani l’iniziativa Io Lavoro Con La Musica.

Non è un atteggiamento un po’ ipocrita questo? Indubbiamente i tantissimi lavoratori che operano in questo settore ora si ritrovano senza lavoro, ma non solo loro, anche gli artisti e l’accorgersi della crisi solo quando ti tocca da vicino, quando per anni te ne sei fregato dei tanti che protestavano, manifestavano e si toglievano la vita è un atteggiamento tutt’altro che hip hop, ma da paraculi assoluti.

 

Ma c’è un altro quesito che questa crisi porta con sé: la trap evolverà i suoi argomenti? Gli artisti noti per ostentare gioielli, macchine e soldi vireranno verso temi sociali e più conscious? Difficile dirlo, così come è difficile immaginarsi uno di questi artisti cambiare completamente rotta, ma a fronte di una crisi che bene o male ha colpito tutti è davvero ancora credibile flexare soldi? Molto probabilmente assisteremo all’arrivo di una nuova ondata di artisti che affrontano tematiche attuali e sociali, e che forse in questo momento storico preciso hanno davvero la possibilità di emergere e di farsi portavoce di un rap sociale che manca da diverso tempo.

 

Ma qui si apre un altro discorso, ovvero la percezione della ricchezza. Se anche Kylie Jenner ha dato l’impressione di guardare più di quello che guadagna e se molti dei rapper statunitensi che guardiamo come fossero milionari, noleggiano le proprie auto e spesso i propri gioielli, cosa possiamo dire dei rapper italiani? Ovviamente non tutti, non sto facendo di tutta l’erba un fascio, ma la percezione che abbiamo della loro ricchezza è decisamente spettacolarizzata e spesso esagerata, data da quello che vogliono mostrarci. Ora ci mostreranno ugualmente ricchezza nonostante siano all’interno di un settore gravemente in crisi?

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