Essere stravaganti funziona per emergere nel rap game?

Questa è una di quelle domande retoriche. Funziona eccome. Pensiamo al 2016, quando la trap ha fatto irruzione in modo prepotente nella scena. Avevamo quei quattro spiantati della Dark Polo Gang, che per certi versi e consentimi il paragone, sembravano un po’ i Dogo degli inizi, completamente controcorrente nell’aspetto e nell’immaginario rispetto alla canonica scena rap. Colorati, con quei live che sembravano rave, completamente disconessi. Sfera Ebbasta con i capelli rosso fuoco, Achille Lauro con la parrucca fucsia da donna.

 

 

 

 

Un immaginario completamente stravolto, artisti che di punto in bianco indossano capi e accessori che sembrano rubati dal guardaroba delle loro fidanzate, con pellicce eccentriche colorate, occhiali da donna, tatuaggi in faccia e un linguaggio nuovo. Era inevitabile non notarli, così come era inevitabile non storcere il naso. Era davvero quella la piega che stava prendendo il nostro caro rap? Dovevamo davvero piegarci all’assenza di rime e di testi con un senso logico e un messaggio?

 

Ben presto questa nuova ondata si è fatta strada, tra chi li osannava, chi li criticava e chi li accettava suo malgrado. “È solo una moda passeggera” dicevano in molti. Sono passati quattro anni e sono ancora tutti qui.
Essere stravaganti funziona come primo impatto. Inevitabilmente un look non convenzionale e un linguaggio diverso attira attenzione, bisogna però saperlo portare avanti, perché di meteore ne è piena la storia della musica.

 

Junior Cally avrebbe avuto lo stesso percorso se non avesse indossato la maschera? Sappiamo tutti quanto quella maschera gli abbia giovato in termini di hype e rincorsa al successo. Certo, di base aveva talento e ha saputo giocare bene le sue carte, ma senza la maschera sarebbe stato solo uno dei tanti.

 

 

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Avrebbero parlato così tanto di Young Signorino se non si fosse presentato come il figlio di Satana, i tatuaggi in faccia e quelle canzoni apparentemente assurde? Dopo l’uscita di Mmh ha ha ha il nome di Young Signorino era sulla bocca di tutti, ospite pure al Chiambretti Night, come una rivelazione della musica, o forse più come un fenomeno da circo. Eppure i riflettori si sono accesi su di lui, più per la sua stravaganza che per la musica e come spesso accade si sono spenti. Ora Young Signorino è solo uno dei tanti, o uno di quelli che ti fanno dire “ah ma esiste ancora?

 

 

 

 

Se vuoi emergere devi avere un immaginario e un’immagine forte oggi. Lo ha capito Mambolosco, che in totale onestà mi aveva detto “non sarei mai emerso se non avessi avuto questa immagine e non spendessi tutti questi soldi in vestiti“. Per emergere non basta il talento, anzi a volte va bene anche se non ce l’hai, ci vuole culo e un’immagine stravagante.

 

Pensiamo a Jordan Jeffrey Baby, ok, c’è qualcuno che conosce la sua musica? Oppure ne hai sentito parlare perché ha urinato sui verbali della polizia o è salito sui cofani delle auto dei carabinieri? Mi dirai, che bella soddisfazione far parlare di sé per una cosa del genere e non per la musica e hai ragione. Ma in un momento dove chiunque prova a fare rap e la corsa al diventare famosi è più che mai serrata e spasmodica, ognuno gioca con le armi che ha.

 

 

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Se la FSK avesse fatto la musica della FSK ma fossero stati tre ragazzi normalissimi, senza tatuaggi in faccia, senza video di droga o purple drank ovunque, ne avremmo sentito parlare? Quanti ragazzi come loro ci sono in Italia che provano a sfondare, magari con più talento, ma con un’immagine più “normale”? Tantissimi. E non sto dicendo che Taxi B & co non si meritino il successo, sto dicendo che immagine e immaginario oggi sono fondamentali per emergere.

 

 

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Rosa Chemical ha iniziato ad attirare attenzione su di sé per la sua presunta omosessualità, per quell’immagine non comune nel rap game, un po’ androgina, un po’ che ti fa domadare “ma è gay, etero, o bisessuale?

 

 

 

 

Prima arriva l’immagine, poi la musica. Ma non è così ovunque? Se vedi una ragazza, o un ragazzo per la prima volta, non noti per prima cosa la sua immagine? Ora questo aspetto normalissimo riguarda anche la musica, ma non è una novità. La storia della musica è piena di personaggi eccentrici. Penso a Renato Zero, David Bowie, Michael Jackson, Prince, Kurt Cubain, per citarne alcuni. Immagine accompagnata da un grande talento  L’impressione è che il rap, la trap o l’urban, chiamalo come vuoi, stia virando come immaginario verso il mondo dei grandi del rock e del punk. Non sono forse stati gli occhiali bianchi di Kurt Cubain a diventare il simbolo della trap nel 2017? Peccato che a volte, oltre all’immagine e all’immaginario non ci sia altro.

 

 

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Se Achille Lauro al Festival di Sanremo non avesse accompagnato le sue performances con look così esagetati e stravaganti, avrebbe lo stesso fatto parlare di sé? Sarebbe bastata Me ne frego per finire in tutte le trasmissioni televisive, su tutti i magazine, su tutte le pagine Instagram e i social network in generale? Se si fosse presentato vestito come Diodato avrebbe avuto la stessa risonanza mediatica?
Certo, Achille Lauro è la stravaganza e l’eccentricità in persona, lo è sempre stato, è sempre stato anticonvenzionale e controcorrente, e a questo ha sempre aggiunto ottima musica, ma non possiamo negare che quell’immagine gli abbia giovato.

 

 

 

 

Ora, non è che dobbiamo vestirci da pagliacci del circo o salire su un grattacielo per farci notare e avere una chance con la musica, ma dobbiamo prendere coscienza del fatto che l’immagine e l’immaginario giocano un ruolo fondamentale per emergere. Diciamo un 60%, in alcuni casi dove il talento è latente, anche un 80%.

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