Back in the days: Bravo Ragazzo, Guè Pequeno

Il 4 giugno 2013 usciva Bravo Ragazzo, il secondo album in sudio di Guè Pequeno. Un disco che arriva a un anno di distanza da Il Ragazzo D’Oro, da Noi siamo il club dei Club Dogo e da Fastlife Mixtape vol. 3.
Insomma un periodo molto ricco e pieno di musica per Guè Pequeno che ha fin da subito dimostrato di essere uno stakanovista della musica e di non riuscire a stare fermo.
Si presenta così sul mercato con un disco di 19 tracce. Una follia se ci pensiamo, ma una follia estremamente azzeccata. Bravo Ragazzo è uno di quei dischi che ti catturano dalla prima all’ultima traccia, senza skipparne nessuna. Mica facile.

Bravo Ragazzo è un disco libero, nel quale emerge l’assoluta libertà espressiva con la quale il Guercio ha scritto i pezzi, anticipando i tempi e senza produrre hit confezionate ad hoc per essere passate in radio.
L’impressione è che Guè abbia lasciato parlare la sua passione per la musica mettendo insieme 19 brani che, riascoltandoli oggi a distanza di 7 anni, risultano attuali per contenuti e musicalità.

Il disco si apre con un bel pezzo tamarro alla Guè, Business, ma se da tamarro togli una t e una r resta amaro, che è l’altra anima di Bravo Ragazzo e di Guè Pequeno. Il disco gioca su queste due contrapposizioni: brani più tamarri, spacconi ed espliciti e brani più intimi e sentiti e Guè si destreggia perfettamente tra essi e tra parti rappate ed altre più melodiche. Questa contrapposizione risulta perfetta e armonica nella sequenza delle traccie che compongono la tracklist.

È un disco decisamente molto ricco, in cui vengono sviluppati gli argomenti più cari a Guè Pequeno: le donne, lo sballo e il successo, argomenti, però, che vengono analizzati su più fronti. Le tante sfaccettature vengono infatti fuori nei loro lati più positivi e più divertenti, ma anche in quelli più negativi e tristi lasciando sempre all’ascoltatore l’analisi e il giudizio dopo aver messo carne al fuoco. Tutto questo costringe quindi ’ascoltatore a riflettere, riuscendo però anche a proporgi una musica che intrattiene e che non diventa mai scontata o noiosa.

Quando Guè Pequeno ha pubblicato Bravo Ragazzo è stata subito evidente che la differenza tra i dischi in solitaria e quelli di gruppo fosse nettissima, come se Guè, arrivato a quel punto della sua carriera, sentisse la necessità di esprimersi in totale libertà e dar voce al personaggio che aveva creato nel corso di anni di sbattimenti e si sentisse in un certo senso legato in un lavoro di gruppo.

Ad oggi Bravo Ragazzo è uno dei dischi migliori dell’intera discografia di Guè, insieme a Vero, un disco in grado di catturare l’ascoltatore, senza annoiarlo, di farlo pensare e intrattenerlo, e soprattutto un disco che ti entra dentro e resta indelebile e senza tempo, al punto da costringere Guè ancora oggi a riproporre brani tratti da Bravo Ragazzo ai suoi concerti. Proprio come l’intramontabile Brivido, o Rose Nere, ma anche Si Sboccia, Business e La mia ragazza è gangsta.

Facciamo un passo indietro. Torniamo a giugno 2013, cosa scrivevano all’epoca di Bravo Ragazzo?
Bravo ragazzo è uno dei migliori dischi usciti negli ultimi anni. Coagula il suono nuovo dell’hip hop mondiale ad un rap di assoluto carisma, abbracciando melodie e trattazioni differenti, ma che comunque suonano in omogeneità. Pochissime tracce skippabili, molte più quelle notevoli: “Rose nere” è il brano trainante, “Brivido” quello più sentito, con una strofa eccezionale di Marracash, “In orbita” il lisergico incontro con Fibra, “Il drink e la jolla” e “Barbie vs Marley” clamorose hit tamarre. Certo, non mancano i passaggi a vuoto: non è un caso, ad esempio, che siano Fedez e Emis Killa a mettere il sigillo sugli episodi più smaccatamente materialisti e fondati sull’apparenza.
Anche stilisticamente, Guè rivolta come un calzino alcuni stilemi dell’hip hop italiano: eliminando quasi sempre l’avverbio nella similitudine (faccio musica da boss: Nino Rota), oppure additando come capro espiatorio non più il wack mc, ma quello che non ce l’ha fatta, quello a cui prende in prestito la tipa“.

Al di là dei testi, della differenziazione stilistica e sonora dei brani e dei vari featuring che troviamo all’interno del disco, Bravo Ragazzo ha un’impronta sonora all’avanguardia che è stata in grado di anticipare mode e tendenze, infatti ad oggi resta una delle pietre miliari della seconda decade degli anni 2000, diventando un metro di paragone e un disco difficile da superare o eguagliare.

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