A The Last Dance è arrivato il momento di ricordare Kobe Bryant

Su Netflix siamo arrivati all’ottava puntata di The Last Dance, l’epico racconto della corsa dei Chicago Bulls di Michael Jordan e compagni al sesto titolo NBA in otto anni. Ed è giunto il momento di rendere omaggio a Kobe Bryant, il grande campione dei Los Angeles Lakers che raccolse il testimone di Jordan quando questi, nel gennaio del 1999, annunciò il suo ritiro.
Nel 1998, a soli 19 anni, Kobe Bryant giocò il suo primo All Star Game, durante il quale marcò Michael Jordan.

Quel giovane dei Lakers mi affronterà uno contro uno di continuo”, commenta Jordan tra il sorridente e l’infastidito nello spogliatoio, prima di mettere piede in campo per la partita. In quell’occasione ricevette una bella lezione di sport e di vita, che lui stesso, nell’intervista rilasciata per The Last Dance, ha considerato fondamentale per la sua carriera.

 

Poche settimane prima di perdere la vita su quell’aereo, Kobe Bryant ha registrato l’intervista per The Last Dance. Sono cresciuto guardando Jordan in TV e finalmente potevo giocarci contro. Avevo la possibilità di vederne e apprezzarne dal vivo la forza, la rapidità e la velocità d’esecuzione. Fu molto bello essere lì. I miei primi due anni in NBA non furono facili, l’età media delle squadre era molto più alta, non come ai giorni nostri. Nessuno mi prendeva sul serio. Ero il ragazzino che non riusciva neanche a prendere il ferro. In quel periodo Michael mi aiutò molto. Volevo fargli una domanda riguardo la sua tecnica di tiro ad esempio, e quando gliela feci mi diede una risposta dettagliatissima. E poi aggiunse: Se ti serve qualcosa, chiamami pure. È stato come un fratello maggiore. Non mi piace discutere su chi avrebbe vinto in uno contro uno: i miei tifosi sostengono che avrei battuto Michael Jordan, ma io ho sempre detto che ciò che facevo avevo imparato da lui. Non avrei mai vinto 5 titoli NBA senza di lui, perché fu una guida e mi diede dei consigli fondamentali“. Proprio come fanno i fratelli maggiori.

 

 

 
Rivedere Bryant, appena tre mesi dopo l’incidente aereo in cui ha perso la vita con la figlia, è una delle emozioni più forti di quanto visto finora a The Last Dance.

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