Dark Boys Club: dov’è il ritorno al 2016?

È uscito a mezzanotte, Dark Boys Club, il nuovo mixtape della Dark Polo Gang. 13 tracce e una marea di ospiti, forse troppi, considerando che nella DPG sono già in tre.

Prima della sua uscita si è tanto parlato di un ritorno al 2016. Una cosa stupida di per sé, perché come si fa a pensare che la musica possa tornare indietro di 4 anni? È come chiedere a un artista di fare oggi una canzone uguale a una che ha già fatto 4 anni fa, una cazzata. Quella canzone l’ha già fatta, ha avuto successo, è lì, possiamo ascoltarla quando vogliamo, ma non pretendere che pubblichi qualcosa di uguale. Anche perché l’impatto stesso che ha avuto 4 anni non può essere quello che avrebbe oggi. Quindi, togliamoci dalla testa di ascoltare Dark Boys Club e ritrovarci come per magia nel 2016. Intanto sono passati 4 anni e in più manca Side, elemento non da poco se si parla della DPG. Però sono mesi che insistono nel dirci che il 2020 sarà il nuovo 2016 per la musica e no raga, sarà il 2020, il 2016 l’abbiamo già vissuto.

 

Nei giorni precedenti l’uscita di Dark Boys Club ci hanno fatto credere che al suo interno avremmo una Dark Polo Gang del 2016, che “torna alle origini con beat crudi e strofe dalla metrica affilata” e che le “sonorità delle nuove tracce riprendono le line della trap più street che li ha contraddistinti e fatti conoscere nei primi anni della loro carriera proprio grazie a diversi mixtape, primo su tutti Crack Musica“. Direi che in sostanza non c’è niente di tutto questo.

 

Già dalla scelta dei featuring avremmo dovuto intuire che ipotizzare una DPG del 2016 sarebbe stata un’assurdità, senza contare il fatto che oggi Tony Effe & co non hanno lo stesso impatto dirompente e dissacrante che avevano nel 2016 quando si sono presentati come un punto di rottura gigantesco con il loro modo di fare, il loro linguaggio, la loro musica che era distante anni luce da come eravamo soliti ascoltare il rap. Oggi pensare a un’altra rivoluzione del genere da parte loro sarebbe un’utopia. Quella rottura l’hanno già fatta, hanno già diviso pubblico e addetti ai lavori, hanno già coniato nuovi slang e modi di dire, sono passati anni, anche loro sono cresciuti ed è impensabile che possano avere lo stesso impatto sonoro, stilistico ed espressivo che hanno avuto nel 2016. È un po’ come se oggi i Club Dogo facessero un nuovo disco, è ovvio che non sarebbe come gli altri, sarebbe da stupidi aspettarsi il contrario.

 

Dark Boys Club non ha niente a che vedere con Crack Musica e fin qui non ci piove. È una versione leggermente più grezza di Trap Lovers, accompagnata da ottime basi come sempre, ottimi featuring, ma tutto sommato è un lavoro piatto. Le tracce scorrono lisce, senza farti sobbalzare o saltare dalla sedia, non vieni travolto, rimani lì e dici sì, ok, bene, niente di che.

Dark Boys Club è tutto sommato un buon lavoro, ma non porta niente di innovativo, siamo ben lontani dall’aurea di innovazione dirompente con la quale la Dark Polo Gang si era presentata nel 2016.

 

Niente di che. Altro che il 2020 è il nuovo 2016, un po’ come dire i 40 anni sono i nuovi 20, sì, credici.

 

 

 

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