Back in the days: Controcultura, Fabri Fibra

Il 7 settembre del 2010 usciva Controcultura di Fabri Fibra, che è passato in poche settimane dalle polemiche all’essere primo in classifica.

 

Poche settimane prima dell’uscita del disco, Fibra aveva pubblicato Quorum e la sua frase su Marco Mengoni “Marco Mengoni è gay ma non può dirlo” aveva scatenato un putiferio di polemiche. Fibra è omofobo recitavano i titoloni, ma lui aveva ribattuto “sono affermazioni dette a sproposito“.
Ma in quegli anni qualsiasi cosa dicesse Fabri Fibra veniva usato contro di lui, eppure non si è piegato, neanche davanti alle critiche, alle accuse, alle querele e alle censure e ha pubblicato Controcultura, il terzo album per Universal Music Italia, il sesto nella sua carriera, che ha debuttato al 1° posto della classifica di vendite a poco più di una settimana dalla sua uscita. Niente male per mettere a tacere le varie malelingue, no?

 

 

 

 

 

Nel 2010 in tv tutti guardavano i talent, X Factor e Amici, la radio passava Alessandra Amoroso, ma noi nei nostri iPod ascoltavamo Fabri Fibra, i Club Dogo e Marracash che stavano definitivamente cambiando le sorti del rap italiano.

 

Fibra per gli ascoltatori di rap era una certezza, uno che ti spiazzava letteralmente per la quantità di frasi e concetti che esprimeva in una sola canzone, una cosa che il pop avrebbe potuto fare sono usando uno di quei concetti e riempirci un intero disco. Controcultura, però ha ben 18 tracce così.
Controcultura ha definitivamente consacrato il successo di Fabri Fibra e ha decretato l’ingresso del rap, inteso come tecnica espressiva, nell’immaginario collettivo dell’ascoltatore medio. Fa strano pensare che il singolo di debutto di un disco così granitico e potente, fosse Vip in Trip, una canzone che passava in tutti i club, che cantavano anche quelli che non avevano la minima idea di chi fosse Fabri Fibra.

 

 

 

 

Eppure Vip in Trip è tutt’altro che stupida, è la critica ironica e dirompente trasformata in una canzone da ballare e ha dimostrato che i dogmi del rap possano essere tranquillamente usati in una canzone che possa essere apprezzata e cantata da tutti, esattamente come Tranne Te. Una cosa che Eminem faceva da tempo e che lo ha consaceato un capo, e Fibra ha ottenuto con Controcultura. 

 

 

 

 

Nel disco Fibra parla di tutto in modo più che eloquente, prende scorci di cronaca, come il caso Marrazzo, o Fabrizio Corona e li demolizza con i suoi giochi di parole, la sua critica pungente e ironia.
Il disco si apre con una cupa 6791 per proseguire con quello che può essere definito il brano migliore dell’intero progetto: Escort, che lancia critiche e giudizi alla scena televisiva, politica, senza tralasciare attrici, vallette e cantanti usciti dai talent. Una vera manata che riflette perfettamente quel periodo storico.

Ottima la scelta dei featuring, solo quattro, fa strano oggi immaginare un disco di 18 tracce con solo quattro ospiti. Eppure Fibra ha scelto bene: Marracash, Dargen, Entics e Simona Barbieri, anche se i più incisivi sono sicuramente i duetti con Marracash e Dargen in Qualcuno normale e Insensibile.
Qualcuno normale è una sorta di capolavoro del rap senza tempo, dove la denuncia alla facilità con la quale la gente diventa famosa senza alcun talento o merito è più che mai attuale, anche oggi, a 10 anni di distanza. E poi c’è Insensibile con quel riferimento a Paolo Brosio, che oggi in tv parla di Dio ma che all’epoca era tutt’altro che santo.
Sono un insensibile, dimmi dimmi se anche te sei come me. Paolo Brosio con la coca ci scopava una modella al piano sopra c’era Calissano steso in barella“.

 

 

 

 
Controcultura appare un disco senza censura, dove Fibra ha forse dato il meglio di sé in quelle 18 tracce che ti fanno pensare, sorridere, divertirti e riuscendo a mantenere alto il livello dalla prima all’ultima. Eppure censure ce ne sono state. A cominciare dalla copertina dell’album ritenuta di forte impatto visivo a causa del cranio aperto e sul quale è stato posto un adesivo con il titolo del disco.

In Vip in Trip è stato censurato il nome di Marrazzo, il videoclip fu rimosso da YouTube per motivi legali e ripubblicato nel 2013 e il disco stesso è stato ristampato con la nuova versione censurata del brano.

 

 

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