Il rapporto tra musica e marijuana raccontato nel documentario L’erba del vicino

Oggi è il Cannabis Day, la giornata mondiale della cannabis, il cui nome in codice è 420, un numero che ha un preciso significato.

420 indica la data della giornata della cannabis, il 20 aprile e l’orario, le 4:20.

Ma cosa significa quell’orario?
La storia inizia nel 1971 e ha come protagonisti sei studenti liceali della San Rafael High School di San Francisco, in California. I sei ragazzi si erano soprannominati Waldos e il pomeriggio, alle 4:20 si riunivano vicino alla statua di Louis Pasteur per farsi le canne.
Le 4:20 è diventato il nome in codice del gruppo per dirsi “ci facciamo una canna“, ma perché proprio alle 4:20? Perché era considerato il momento perfetto, visto che era dopo la scuola e prima del rientro a casa dei genitori dal lavoro.

Questa è la storia. Ma c’è un’altra storia che lega la marijuana alla musica ed è raccontata nel documentario L’erba del vicino disponibile su Netflix.

 

Lo sapevi che i primi a dedicare una canzone alla marijuana sono stati i jazzisti negli anni ’30 del 900? La canzone si chiamava l’uomo Spinello. Da lì in poi, termini come marijuana, erba, weed, gauge sono entrati nel linguaggio comune e nella musica.
Louis Armstrong è stato uno dei più grandi jazzisti della storia e nelle sue canzoni parlava di marijuana e non ha mai nascosto il fatto che non poteva fare a meno di fumare erba, neanche quando è subentrato il proibizionismo. Per molti considerato una scusa per attaccare la comunità nera. I neri erano i jazzisti ed erano considerati gli unici consumatori di marijuana. La stampa creava disinformazione e faceva credere che la marijuana avesse effetti nefasti sui propri consumatori.
La situazione si ribaltò negli anni ’70 con l’avvento degli hippy, tutti fumavano erba, bianchi e neri, ma ancora una volta i neri vennero accusati di portar via le donne bianche ai bianchi e la colpa era dalla marijuana.
Prima dell’avvento dell’hip hop, il legame tra musica e erba fu consolidato dal reggae, con figure come quella di Bob Marley.

 

Poi l’hip hop con i suoi testi contro la cocaina usata principalmente dai bianchi e a favore della cannabis.
Snoop Dogg, Cypress Hill sono stati i padri del rap weed.
C’è anche una sorta di figura leggendaria, Branson, che compare in decine di brani di artisti come The Notorious B.I.G., Red Man, Method Man, Wu-Tang e molti altri, legata alla marijuana. I jazzisti cantavano del loro fornitore di marijuana, Mighty Mez, i rapper avevano Branson di Harlem.

 

Nel documento l’Erba del vicino si delinea, tramite la voce e il racconto di diversi esponenti della scena rap statunitense e di Fab Five Freddy, il legame tra musica e marijuana, un legame che rende il jazz una sorta di antenato del rap.

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