Cosa stiamo imparando dai nostri rapper preferiti in questa quarantena?

Ci sono storie e STORIE. C’è chi fa musica per passione e chi per mero business. E va bene, la musica è anche business, nessuno lo discute, se no sarebbero ancora tutti lì a rappare nelle loro camerette. Ma io vedo due tipi di artisti in questo periodo:

 

1. Quelli che proprio non riescono a non fare musica e buttano fuori freestyle, beat, organizzano dj set fatti con mezzi di fortuna. Portano avanti challenge per intrattenere i propri fan e coinvolgere quanti più colleghi possibili. E in questo caso non importa se il risultato del freestyle è ottimo oppure scadente, se canti dal balcone Volare e se dai balconi di fronte non si affaccia nessuno. Non importa se regali un tuo beat a chiunque voglia rapparci sopra, anche al più scarso del mondo che in una situazione diversa non avresti mai cagato. E non importa se parli solo di mascherina, Amuchina e coda al supermercato. Perché quello che importa è che stai facendo musica. Stai condividendo e intrattenendo il tuo pubblico. Stai facendo esattamente quello che hai scelto di fare nella vita con o senza business e soldini da mettere in tasca.

 

2. Quelli che fanno i moralisti. Va bene dire ai tuoi numerosi followers di stare a casa, bacchettare chi continua ad andare in giro e usare la tua popolarità per sensibilizzare il tuo pubblico, ma a una certa basta. Fai altro. Sei un artista non un opinionista di Barbara D’Urso. Fai musica. Non storie. MUSICA. È quello che penso ogni volta che guardo le storie di Sfera Ebbasta, Madman, Luchè, Tony Effe che non fa altro che fare faccette e boxe, o Noyz che prende in giro i freestyle dei colleghi. Prendete spunto dai vostri colleghi che almeno fingono che fare rap non sia solo una questione di denaro. O la musica la fate solo quando c’è un singolo o un disco da vendere e promuovere? E un concerto solo quando ci sono persone paganti?

 

E poi c’è Marracash che merita una categoria a parte. C’è Marracash che ha quasi pianto quando ha dovuto comunicare lo slittamento ad ottobre del suo tour. Sembrava non potesse farcela senza incontrare il suo pubblico e esibirsi. Sembrava appunto. Perché se proprio non ce la fai, puoi benissimo organizzare un mini live in diretta Instagram, non te lo vieta nessuno. O forse il limite è che sia gratis? E non metti in tasca soldini. Al posto di condividere solo le certificazioni dei tuoi singoli e la posizione in classifica del tuo disco, fa musica. Un freestyle, due rime, un live, qualsiasi cosa. O davvero ci hai fatto credere di fare rap solo per passione e non per soldi e ci hai preso in giro?

Perché il tuo tanto odiato Fedez, almeno si spende per dare una mano, con la raccolta fondi, con i concerti dal balcone, e tu che sei sempre stato così superiore e “puro” condividi solo le certificazioni dei tuoi singoli…

E tu potresti dirmi “sì ma è antisocial”, e ti risponderei sì, ma se è antisocial non dovrebbe esserlo sempre? Anche quando pubblica la posizione in classifica o il disco d’oro? E tu ribatteresti “meglio lui degli altri”. Io ti risponderei “se fossero tutti così, non avremmo una valvola di sfogo in questo periodo, la musica è anche intrattenimento non solo business”.

 

Da questa quarantena dovremmo imparare a distinguere l’artista dalla persona e capire chi fa musica per passione e chi solo per denaro, chi tiene davvero ai suoi fan e chi li usa per traguardi da raggiungere e condividere. E va bene tutto, ma basta aprire gli occhi, perché è tutto così limpido e ce l’abbiamo davanti ogni giorno.

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