L’eroe “Richard Jewell” e gli errori di valutazione

Mamma, mi hanno chiamato da New York. Vogliono che scriva un libro. Non devo fare niente, fanno tutto loro. Prendono uno che scrive, io devo solo dire si o no, e mi danno un sacco di soldi!“. “Richard Jewell”, addetto alla sicurezza con fissazione di diventare un vero poliziotto, è appena diventato un eroe. Ha scoperto uno zaino bomba, a una festa per le Olimpiadi di Atlanta del 1996. E anche se la bomba esplode prima che gli artificieri riescano a disinnescarla, le vittime sono infinitamente meno di quello che ci sarebbero state se lui non avesse dato l’allarme.
Richard Jewell non fa neanche in tempo a diventare un eroe che ha già una proposta letteraria milionaria, perchè la casa editrice sa che la sua fama improvvisa sarà già una garanzia di un best seller. Un po’ quello che è successo con Giulia De Lellis che ha venduto 50mila copie prima ancora che il suo “Le corna stanno bene su tutto ma io stavo meglio senza” andasse in vendita. Le sue fan volevano il suo libro. Poco importa che Stella Pulpo gliel’avesse scritto anche abbastanza bene (almeno fino alla metà). Le sue fan lo avrebbero comperato anche se avesse avuto le pagine bianche o i disegnini, come succede con altre star del web che hanno pubblicato il loro diario e sono andate in cima alla classifica.
Non c’è niente di male, anzi. Quasi tutti i famosi hanno un libro. Le autobiografie dei rapper, poi, Emis Killa, Sfera, Guè Pequeno, JAx, Achille Lauro, Don Joe, Luchè, sono molto appassionanti. Quelli di altri famosi un po’ meno, ma insomma, chiunque abbia avuto una vita può avere una storia da raccontare.

 

A volte sono capolavori assoluti come “Open” di Andre Agassi scritto dal Premio pulitzer JR Moehringe (ma è bellissima anche la biografia di McEnroe). La differenza non è come la racconti, la differenza è quanto vende. Quindi l’importante è di chi è la firma e di chi è la foto in copertina, come dimostra la biografia di Jessica Simpson nei primi posti delle classifiche del New York Times. In America non ti dicono neanche ciao se non assicuri almeno 20mila copie al primo giorno di uscita. In Italia ti pubblicano il secondo libro solo se il primo ha venduto diecimila copie, come ha detto alle Iene Fabio Volo che in tutto, con i suoi libri, ha venduto 20 milioni di copie.

 

Succede la stessa cosa con gli artisti che escono dai talent, gli pubblicano subito un disco, bello si, bello no, stravende. E non è neanche detto che i libri degli scrittori veri che vendono tantissimo con il passaparola, senza pubblicità, siano per forza più belli di quelli famosi. Dipende da caso a caso, come in qualunque altra cosa, per questo è meglio non giudicare prima di aver letto.

 

Comunque, Richard Jewell, il libro non riesce neanche a farlo. Perchè un secondo dopo essere diventato eroe, gli appiccicano addosso l’etichetta di mitomane. Lo accusano di aver fabbricato una bomba e averla messa al parco per poi far finta di scoprirla e passare alla storia come eroe. Un po’ come fanno le infermiere killer quando iniettano aria nelle vene dei malati per far vedere che sono brave a salvarli. Solo che Richard Jewell non è una guardia giurata killer, è solo uno che fa fin troppo bene il suo lavoro e a furia di inseguire tutti i pacchi bomba sospetti ha finito per trovarne un vero. Per dimostrare di essere onesto. Però, adesso ha bisogno di un avvocato e ne conosce uno bravo, al quale ha appena chiesto consiglio per il contratto del libro. Quando un giornale pubblica la notizia che Richard Jewell è un sospettato dell’FBI la priorità diventa salvarsi, altro che libro. Richard Jewell è in trappola, accerchiato dai media e dagli agenti federali. E’ innocente. Il vero attentatore ha fatto due telefonate ed è già accertatto che lui non avrebbe avuto il tempo di farle. Ma i giornali non scrivono questo, i giornali scrivono altro, anche se non hanno prove, perchè il dubbio alimenta le vendite.

 

Clint Eastwood ha raccontato la sua storia in un film, che si chiama come lui, “Richard Jewell”. Magari non sarà un campione di incassi. Ma è lo stesso un grande film. Perchè insegna un sacco di cose, intanto a non considerare come metro di misura solo le vendite. E poi a non prendere in giro le persone. Richard Jewell era molto grasso e per questo veniva bullizzato. E infatti a un certo punto, dice al suo avvocato: “Ho scelto te perchè sei l’unico che non mi chiamava palla di lardo, sacco di patate, ciccione. Sei l’unico che mi ha trattato da essere umano“. Richard Jewell è morto a 44 anni, per un arresto cardiaco e conseguenze legate al diabete. E’ morto con la fedina penale pulita. Sei anni dopo l’esplosione della bomba, il vero attentatore ha confessato. I giornali hanno venduto tantisssimo, in quel periodo, ma quegli articoli sono passati alla storia come la prova di quanto una stampa sbagliata possa distruggere un essere umano. Quindi non sempre, o non solo, le vendite sono garanzia di qualità. Un po’ come quando un video dello sconosciuto X diventa virale su YouTube o la foto dell’uovo fa milioni di like. E’ sempre la storia di un uovo, è sempre il video stupido di uno sconosciuto diventato famoso per dieci minuti. Richard Jewell, invece, sarà per sempre un eroe, un po’ bizzarro, un po’ fanatico, ma sempre un eroe.

 

Anna Savini

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