La pagella delle uscite settimanali

4 a Snitch e impicci di Drefgold feat. FSK Satellite. Posso dare 3? Sì, certo la pagella è mia, ma poi sembra che ce l’ho con Drefgold, ma non ce l’ho con lui, è che come si fa se continua a fare musica di merda. Dai, base melensa e insulsa, testo non ne parliamo, flow lasciamo stare. Già me li vedo in studio di registrazione: Drefgold saltella e la FSK urla. Almeno ci hanno messo dentro tutti i capisaldi fondamentali della trap: da Gucci, a bitch, a snitch e plug, non manca proprio niente.

 

 

 

 

7 a Fight di Il Tre feat. Nayt. È esattamente come una battle, come se i due artisti sfoderassero le loro armi migliori a suon di rime e extrabeat per mostrare la propria superiorità e vincere. È un singolo potente, quasi impeccabile dal punto di vista tecnico, con quel Fight che ti picchia in testa, ma sembra più un esercizio di stile che una canzone.

 

 

 

 

6 a Baby di Madame. Da Sciccherie in poi ha avuto come un calo, è come se non riuscisse a tornare sugli standard del primo singolo. Certo, non è facile e fare paragoni è sempre sbagliato, ma ho notato un decrescendo piuttosto che un crescendo. È come se in un certo senso Baby fosse la risposta a 17. In 17 diceva “Fai quel cazzo che ti pare“, qui mette in pratica l’invito, in relazione alla sfera degli affetti e a un rapporto di coppia con la frase “Baby che ne so, non chiedere”. Dal punto di vista del beat, Crookers e Nick Sarno hanno fatto un ottimo lavoro offrendo a Madame un tappeto sonoro che ricorda la musica dance anni ’90, sul quale però a volte la sua voce soccombe al suono.

 

 

 

 

7 a Loco di Kidd Keo feat. Dark Polo Gang. Kidd Keo è fantastico, sa rappare perfettamente sia in spagnolo che in inglese e sul beat esplosivo di Sick Luke, Loco è una fusione di lingue e suoni, italiano e spagnolo, trap e R&B nata dall’unione della DARK POLO GANG con il noto rapper di Alicante. Dopo gli ultimi singoli da solisti i membri della DPG si sono riuniti sulla traccia per una collaborazione che porta con sé le sonorità che fin dagli inizi hanno contraddistinto la loro musica.

 

 

 

 

7 a Io sono Fasma di Fasma. È bravo, forse avrebbe dovuto vincere il Festival di Sanremo nella categoria giovani. Il disco è complesso, non di facile lettura, a volte troppo intimo ed estremamente carico di rabbia, ma è quella rabbia che piace. Che ti dà manforte quando sei incazzato e che ti risolleva quando sei giù. È grinta. È un disco che nasce dalla voglia di mostrare cosa si ha dentro, in modo libero e senza restare prigionieri di un determinato genere e così troviamo dentro tantissime chitarre, molti racconti personali e pochi featuring, di cui nessuno a effetto o acchiappa hype.

 

 

 

 

8 a Nevada di Ntò. Che dire è sempre stato la penna migliore dei Co’Sang, inimitabile e insuperabile per molti versi. 12 tracce, di cui 10 inediti, che spaziano e attraversano diverse influenze musicali e vedono le collaborazioni di artisti come Jake La Furia, Enzo Avitabile, Nina Zilli, Giaime, Gianni Bismarck, Emiliana Cantone e Nico Tesla. È un disco rap, con tutti i suoi crismi, in grado di accontentare sia i fan storici di Ntò, sia quelli più recenti. È un disco che parla, che racconta di storie di vita quotidiana, come se fossero tante fotografie raccolte in un album. “L’azzardo di affrontare il quotidiano, il rischio corso per sopravvivere in un deserto di contraddizioni dove i serpenti attendono nei cespugli, le droghe di farmacia hanno sostituito quelle di strada, le donne ballano e cantano melodie materne, familiari, per attirare chi si avvicina e derubarlo del cuore, dove esistono zone inaccessibili popolate da persone trattate come “alieni” dalla società civile: welcome to Nevada” – Ntò.

 

 

 

 

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