La vita ai tempi del coronavirus. Cibo in scatola e mascherina.

La vita ai tempi del coronavirus è totalmente fuori controllo. L’umanità, sotto assedio, è impegnata ad evitare il contagio. Ci sono dei circoletti rossi, attorno a chi è già stato segnato dall’epidemia. Ma non si vedono sempre (o non si vedono ancora), come succedeva nella pubblicità dell’Aids di qualche anno fa. Il nemico potrebbe esssere ovunque. L’obiettivo, quindi, è evitare di avvicinarsi a chi sta covando la malattia, l’obiettivo è di non farsi trasmettere il marchio del circoletto rosso. Bisogna evitare i baci, gli abbracci, le strette di mano, evitare treni, bus e metropolitane, le piscine, le palestre, bisogna girare al largo da starnuti e colpi di tosse, come sempre del resto. Ma stavolta di più.

 

Ma bisogna stare attenti a quello che si tocca, le maniglie, i rubinetti, i soldi, che sono sempre stati pieni di germi e non c’è niente di più facile di portarsi alla bocca qualcosa dopo averli toccati.
Fino a due giorni fa, sembrava che il problema riguardasse solo chi viaggiava. Quindi tutti all’aeroporto con la mascherina e in volo un po’ sì e un po’ no, perchè per mangiare bisogna pur levarla e se il virus magari attacca proprio in quel momento, pace amen. C’era perfino chi si arrischiava nei negozi cinesi, nei ristoranti cinesi e dalle estetiste cinesi, incurante del fatto che il virus l’abbiano importato loro per primi.
Da domenica, invece, è emergenza totale. Ci sono già 153 casi di circoletti rossi al Nord, in Piemonte, Emilia Romagna Veneto e anche alcuni al centro, nel Lazio. La situazione più drammatica però è in Lombardia 116 casi, Milano non è più sushi e cocaina come nella canzone di Marracash, Milano è sushi e mascherina. Anzi, mascherina e cibo in scatola. Perchè mentre i divieti di frequentare luoghi affollati si allargano a piscine, palestre, mercati, oratori, scuole, concerti, instore, uffici, cinema, bar, la gente si assembra nei supermercati a fare scorte. In quarantena volontaria, con la credenza e il frigo pieni dopo aver spostato i carrelli e i cestelli toccati da chissà quante mani.

 

Domenica le strade erano deserte, il Duomo era deserto, lo stadio era deserto, Zara era deserto e i supermercati erano strapieni. Ressa ai parcheggi, code agli scaffali, code alle casse, svuotate intere pareti di pasta, tonno, zucchero, biscotti, legumi, pommarole, acqua, carta igienica. “In bocca al lupo signora!”. “Buon lavoro a lei!” gli scambi di solidarietà tra cassiera e clienti. Nei supermercati che tengono aperto 24 ore su 24 c’è stata la coda tutta notte. Negli altri c’era già la fila fuori dalla porta al mattino presto.
Se tra una spesa e l’altra ci fosse stata anche una sola persona con il circoletto rosso, il contagio sarebbe già assicurato.

 

Ci ammalaeremo tutti ma ci ammaleremo sagolli. Dopo aver rinunciato alla sfilata di Armani, al cinema, alle partite di calcio, alla biblioteca, alla scuola, all’oratorio, alla messa, alle visite dai parenti in casa di riposo, alle sagre, al Carnevale, agli instore, alle mostre, ai concerti, al teatro, allo shopping, alla corsa di Radio Deejay, ai viaggi. Gli artisti iniziano ad annullare concerti, eventi, instore. Le conferenze stampa vengono annullate.

 

 

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E intanto l’Amuchina viene venduta a prezzi esorbitanti, e le mascherine sono introvabili. Per fortuna che esistono quelle fashion e brandizzate, un motivo in più per accaparrarsi senza troppi scrupoli uno degli accessori più cool del momento.

 

 

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Milano è paralizzata. Molte aziende hanno dato indicazioni di lavorare da casa. Ma non tutte possono farlo e chi va in ufficio rischia tanto quanto chi è andato a fare la spesa anche perchè alla fine è quasi sempre la stessa persona. La vita ai tempi del coronavirus è totalmente fuori controllo. Saltano gli instore (l’ultima Elettra Lamborghini) e le conferenze stampa (Fasma doveva presentare il suo nuovo disco domani).

 

Solo i truffatori si sono già riorganizzati. Suonano alla porta fingendo di essere volontari di questa o quest’altra associazione. Cercano soldi o scuse per riuscire a entrare in casa a rubare l’oro, come al solito. “Non bisogna aprire a nessuno”, dicono i carabinieri, come al solito. Ma stavolta il nemico potrebbe essere già in casa, anche se non lo vedi, (come canta Marracash in un’altra canzone). Alla fine non si può fare niente. Se non aspettare. A casa, da soli, guardando la tv, mangiando le scorte. Vietato uscire, vietato parlare con gli altri, vietato tutto. Fino alla prossima missione spesa al supermercato, insieme a tutti gli altri.

 

 

Anna Savini

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